Italiano? E allora basta con i dribbling, con le veroniche, basta con tutti questi colpi di tacco. Se sei un vero italiano, gioca come Gattuso. Così dicevano all’inizio a Graziano Pellè, emigrato in Olanda per uscire dalla gabbia della serie B, un continuo girovagare fra Catania Cesena e Crotone. Il più sottovalutato dei nostri attaccanti. Sottovalutato in Italia, sia chiaro, perché adesso Graziano Pellè, anni 29, con un giro largo è arrivato laddove in pochi si spingono, nella Premier League inglese che comincia sabato 16.
L’ha comprato il Southampton, nemmeno l’ultimo club della fila, anzi, ottavo in classifica un anno fa. Pellè è una scelta precisa del nuovo allenatore, Ronald Koeman, il biondone che fece gol su punizione alla Sampdoria con la maglia del Barcellona nella finale di Coppa dei Campioni 1992. Lui, Pellè lo conosce meglio di tanti. Lo ha allenato negli ultimi due anni al Feyenoord e gli ha visto segnare 55 gol, cifre da Cavani Ibrahimovic e Di Natale. Eppure per Pellè mai una vera occasione in serie A, eccetto un rapidissimo passaggio di una dozzina di partite a Parma. Un solo gol da noi, oltre il confine un fenomeno. La nazionale? Avanti, non scherziamo. Nessun ct l’ha mai preso in considerazione, anche se Graziano dopo 55 gol una telefonata da Prandelli se l’aspettava.
Pellè è la foto di un mistero. All’ormai lontano Mondiale Under 20 del 2005, segna quattro gol. Due in meno di un argentino che di nome fa Leo e di cognome Messi. E’ il più clamoroso caso di “cervello in fuga” che ci sia nel nostro calcio. Mette piede in Olanda nel 2007, l’Italia è ancora il Paese campione del mondo, chiarisce che lui è lì per fare gol, non per entrare in tackle come Gattuso, e finisce per vincere uno scudetto con l’Az di Alkmaar. L’allenatore è Van Gaal, uno dei suoi primi maestri, da riabbracciare alla prossima sfida contro il Manchester United. “Mi manca solo il mare”, ripete ogni volta che può negli anni olandesi, perché Pellè è salentino, il mare gli manca come a tutti quelli che ci sono nati davanti e da lì vengono strappati. Ma l’Italia non coglie il messaggio. Che resti lì, a scacciare la malinconia con i gol. Al Feyenoord gli danno la fascia da capitano quando i bambini di Rotterdam cominciano ad andare dal barbiere chiedendo il ciuffo alla Pellè. Gli sventolano sotto il naso dei cartelli con la scritta O Rei, scherzando con quella elle in più che si ritrova rispetto al più famoso brasiliano della storia.
Quando il bambino era lui, Pellè si dava modelli più poetici. “Volevo essere Holly Hutton”, ha raccontato una volta. Esatto. Quello di Holly e Benji. Sul suo conto girano i tipici racconti che fanno molto infanzia da calciatore: lui che gioca in casa e sfascia tutto, i nonni che gli nascondono la palla, lui che si mette a palleggiare con le arance. Per prendersi quello che ora il Southampton gli promette, ha abbandonato i balli latini e la tentazione di accettare le offerte della moda. Koeman gli insegnerà che certi spigoli da bad boy affiorati qua e là in Olanda, agli inglesi non sono graditi. I tabloid ci mettono poco e prenderti di mira. Per informazioni citofonare Balotelli. Il boss del calcio, Richard Scudamore, ha appena detto di Luis Suarez, il capocannoniere uruguayano ceduto dal Liverpool al Barcellona dopo il morso a Chiellini al Mondiale: “Felici che se ne sia andato”. Tanto per essere chiari.
In Inghilterra, Pellè si aggiunge agli altri italiani Borini (Liverpool), Santon (Newcastle), Mannone e Giaccherini (Sunderland). Solo il primo può lottare per il titolo, a meno che il Liverpool negli ultimi giorni di mercato non decida come un anno fa di lasciarlo in prestito altrove. Buttato via il campionato nelle giornate finali, i Reds possono riprovarci, soprattutto se aggiungeranno alla rosa un altro attaccante con tanti gol nei piedi. Sarà lotta con i detentori del Manchester City, il rafforzatissimo Chelsea di Mourinho, l'Arsenal e quel Manchester United che per la prima volta in un paio di decenni è fuori dalla Coppe. Il torneo più ricco d’Europa ha speso finora sul mercato 700 milioni di euro: un centinaio il Liverpool (presi Lallana, Lovren, Markovic), 90 il Chelsea (Fàbregas e Diego Costa), 77 l’Arsenal (Sanchez), 73 lo United (Herrera e Shaw), 65 il City (Mangala). Un'altra galassia.
(pubblicato su RSera, 14 agosto 2014)
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