"Un uomo che ha delle idee nuove è un pazzo
finché le sue idee non trionfano"
"Difendere è un inconveniente,
è il lavoro scomodo del calcio"
El Loco, poi, perché? Ci sono gesta del suo passato che sembrano arrivare dritte dalla letteratura orale delle antiche civiltà. Come quando gli viene attribuito l’insegnamento di 26 modi diversi per battere una rimessa laterale. Un profeta. Un visionario. Era ancora l’allenatore delle giovanili del Newell’s Old Boys quando si arrampicava con penna e taccuino su un albero piazzato a metà campo, così da qui, spiegava, vedo meglio.
"Non esiste un solo motivo, neppure uno,
perché un giocatore in campo stia fermo"
Di Bielsa si dice che abbia fatto costruire un campo di calcio nella sua casa in campagna. Una notte sveglia moglie e figli e li schiera così come si trovano, in pigiama, a ridosso dell’area di rigore: gli era venuto in mente uno schema e voleva provarlo.
"Successo e felicità non sono sinonimi"
È l’uomo che ha scoperto Batistuta e Balbo, ha vinto le Olimpiadi sulla panchina dell’Argentina, ha riportato il calcio basco in una finale di Coppa europea dopo 35 anni. Quando con l’Athletic Bilbao ha vinto sul campo del Manchester United, Guardiola ha spedito un sms a un amico: "Bielsa è il miglior allenatore del mondo". Di certo è il suo ispiratore. Se Guardiola siede su una panchina, lo deve a un incontro a quattr’occhi con il Loco, un faccia a faccia durato sei ore.
"Gli elogi nel calcio sono l’ipocrisia assoluta"
Bielsa è famoso per non aver mai dato un’intervista esclusiva, se ne frega dei giornali, ovviamente li ha tutti contro. Gli interessa il campo, soltanto quello. Passaggi, pressing, la palla che non si deve mai buttare via lontano. Bielsa si muove su questo terreno qua, il resto non gli riguarda.
"Il calcio è movimento. Il calcio è correre e smarcarsi"
Anche a Marsiglia, uguale, come in tutti i posti dov’è stato a occuparsi di un pallone, ha ripreso a nutrire il culto della segretezza. Ha avvertito il presidente e i giocatori, ci si allena a porte chiuse. "Non mi fido di nessuno, nemmeno dei miei vice". Infatti. Scontento di come s’era svolta una delle sedute, ha rimandato a casa tutto il suo staff, eccetto il preparatore atletico.
"Per me tutte le partite sono uguali.
Si devono dominare. Il resto non conta"
D’altra parte Bielsa si sa com’è fatto. Del Robert-Louis-Dreyfus, il centro d’allenamento dell’Olympique, s’è fatto dare le chiavi, così può andarci quando gli pare, a ogni ora del giorno e forse pure della notte. Prima di mettersi al lavoro, per i calciatori è obbligatorio pesarsi. In Francia scrivono che il Marsiglia non s’allenava tanto da vent’anni.
"Il calcio moderno l’ha inventato Sacchi"
L’ultima mossa del Loco è aver trasformato in uno dei suoi vice il titolare di un negozio d’alimentari della provincia di Mendoza, in Argentina, il signor Ever Démaldé. Nel tempo libero, Démaldé allenava squadre amatoriali. Lo scorso ottobre ha scritto a Bielsa per confessargli la propria ammirazione. "Ho infilato la lettera in un posto che mi ha indicato dio", ha spiegato l’uomo al giornale Los Andes che ha rivelato per primo la storia. Allora Bielsa lo ha contattato, l’ha invitato a partecipare a un corso intensivo che teneva per il suo staff e quattro giorni prima di partire per il ritiro gli ha chiesto pure di unirsi al gruppo.
"Se c’è una cosa che rende splendido il calcio
è che non sempre vince il migliore"
Ora, la Francia si domanda fin dove potrà spingersi il nuovo Marsiglia. In un sondaggio tenuto online e pubblicato lunedì dal quotidiano sportivo L’Équipe, il 33% dei tifosi crede che Bielsa sarà l’allenatore dell’anno, ma Bielsa è pure al primo posto quando c’è da indicare il nome del primo esonerato. Accende i sognatori e aizza gli scettici. In precampionato l’Olympique ha battuto Leverkusen e Benfica, due squadre da Champions, ma poi c’è scappato un pareggio con il Bari. Di una cosa si può essere certi. A Marsiglia quest’anno si divertono. Se fosse Italia già la chiameremmo Bielsalandia.
***
"Il mio sogno è allenare in un calcio che sia più moderato, dove si accetta di perdere senza traumi. Ci sono due Paesi al mondo in cui succede: la Svizzera e il Cile. In Argentina quello che succede alla squadra incide sulla vita privata dei tifosi. Io non mi sento un argentino moderato, anzi, sono uno eccessivo. Per me il calcio è tutto. Io parlo la lingua del calcio, penso nella lingua del calcio, leggo la lingua del calcio, ma questa è una vita che non si può condurre in eterno. Perciò mi piacerebbe dare una calmata al calcio. Non sono un'istituzione, sono un impiegato".
"Non c’è niente di meglio di un giocatore che ti risolve la partita, ma gli allenatori hanno deciso che il processo creativo è secondario. Se si potesse dare la palla a un Maradona e fargli risolvere la partita, io credo che saremmo tutti più felici. Però oggi i Maradona non ci sono più".
(pubblicato su RSera giovedì 7 agosto)
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