TOMMASO Casabona, commissario napoletano in servizio in Toscana, a Valdenza, finisce con i suoi vent'anni di esperienza ad arrovellarsi intorno a una serie di omicidi che hanno in comune una misteriosa firma che l'assassino lascia sul campo, in segno di sfida. Meno complessa non è la sua vita, un matrimonio in crisi, un figlio in comunità, la figlia a studiare a Barcellona, una collega che da Roma mandano per affiancarlo. Casabona è di fatto il riflesso dell'autore, il cinquantenne esordiente Antonio Fusco, in polizia da 26, oggi vice questore e capo della squadra mobile di Pistoia.
Al di là di alcune ingenuità e di certi passaggi didascalici, il romanzo è interessante nelle parti in cui descrive i meccanismi psicologici di chi indaga, evidentemente ben noti a Fusco, di fronte al tempo che passa, dinanzi alla fettuccia bianca e rossa che limita il luogo del crimine oppure nel senso di vicinanza umana perfino con un assassino, dopo la sua confessione. Casabona risolverà il caso con le sue debolezze e si candida a nuovo commissario seriale.
(la Repubblica, 3 agosto 2014)
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