domenica 4 ottobre 2015

Valdano, l'ultimo hombre vertical

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El Hombre vertical è in Spagna una persona assai vicina al nostro uomo tutto d'un pezzo. L'uomo con la schiena dritta. E però. El Hombre vertical della lingua spagnola sarebbe a dire il vero qualcosa in più. Non è solo chi sostiene le sue opinioni senza curarsi di compromessi, non è semplicemente un uomo incorruttibile, libero, ma un uomo talmente libero da riuscire a essere severo con gli amici, se occorre, quando occorre. Quando nel calcio si parla di Hombre vertical viene in mente prima di tutti Luis César Menotti. Lo stesso soprannome diedero poi a Héctor Cúper. Il ceppo italiano è nella triade Zoff-Scirea-Riva. Ma l'uomo più verticale di tutti nel calcio, l'ultimo rimasto, si chiama Jorge Valdano, che infatti adesso il calcio guarda da lontano. Come un filosofo. Da filosofo.

Valdano ai Mondiali del 1986 in Argentina-Inghilterra
Valdano ai Mondiali del 1986 in Argentina-Inghilterra
 Valdano aveva vinto praticamente da ragazzino un campionato argentino nel Newell's Old Boys,  a Rosario, e presto s'era trasferito in Spagna, facendo gol per un decennio un po' per l'Alaves e un po' per il Saragozza, fra la seconda metà degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta. In Argentina sono gli anni della dittatura militare, dopo il peronismo. In Spagna è morto Francisco Franco, ma la destra ha provato per due volte a portare i colonnelli al potere. Vertical, in quei giorni, è ancora un aggettivo che riporta alla mente il nome del solo sindacato autorizzato dal Caudillo a svolgere la sua attività. Ma quando nel 1984 la carriera di Valdano decolla con l'arrivo al Real Madrid, perfino le condizioni politiche nei due Paesi sembrano essere diventate coerenti con la sua ascesa filosofica. La guida dell'Argentina è tra le mani di Raúl Ricardo Alfonsín, un socialista che avvia i processi al vecchio regime per violazione dei diritti civili. In Spagna, per la prima volta dopo le elezioni del '36, al governo con la maggioranza dei seggi in parlamento c'è il Psoe, il partito socialista operaio. Felipe Gonzalez restituisce al popolo la libertà sindacale; riforma scuola e sanità, depenalizza l'aborto, porta il Paese nella Cee. I gol di Valdano (e di Hugo Sánchez e Butragueño) danno al Real due campionati e due coppe Uefa. Non era scontato. Il Real non vinceva un campionato da sei anni e una coppa europea da venti. L'Argentina vince un Mondiale. Otto mesi dopo lui dice basta e si mette ad allenare i ragazzini. Ma poiché la verticalità non si esercita mai in modo banale, capita che a Valdano venga data la possibilità di guidare una squadra di serie A spagnola, il Tenerife, e per due anni di fila il Tenerife batte all'ultima giornata proprio il Real Madrid, facendogli perdere il campionato negli ultimi minuti. A quel punto il Real può comportarsi in un modo solo: richiamare Valdano. Che infatti torna, vince in panchina, poi accetta una scrivania da direttore generale e se c'è da dire una frase scomoda a chi sta più su di lui, la dice. I suoi 27 anni blancos a Madrid vanno a sbattere un giorno contro José Mourinho. La guerra è impari. Tra un filosofo e un imperatore, vince sempre l'imperatore. Mourinho, agli occhi di Valdano, è "un personaggio creato ad arte per questi tempi rumorosi, ha più ego che intelligenza, non ha mai detto nulla di sensato sul calcio". E' la stessa posizione dello scrittore Javier Marías ("Uno sciamano da sagra"). Sul calcio Valdano riflette. Il suo pensiero è analisi, ricerca, indagine. Un giorno lo mettono dinanzi al grande tema di cui si dibatteva in Italia giusto la settimana scorsa, a proposito del primato dell'Inter fatto di tante vittorie per 1-0. Gli domandano a cosa serva il bel calcio, se si può vincere anche giocando male. Valdano lo sa a cosa serve giocar bene. Glielo ha insegnato Borges, il nume della letteratura del suo Paese, ed è infatti citando Borges che replica. "Quando gli chiedevano a cosa servisse la poesia, Borges rispondeva facendo a sua volta delle domande: a cosa serve l'alba? A cosa servono le carezze? A cosa serve l'odore del caffè? Per il piacere, per l'emozione, per vivere".

11Jorge Valdano oggi compie 60 anni. Scrive libri meravigliosi. L'ultimo tradotto in italiano è uscito l'anno scorso e ha per titolo "Le undici virtù del leader" (Isbn, 19 euro). E' un trattato. E' una visione del mondo. E poiché rispetto all'uomo tutto d'un pezzo l'Hombre vertical parla duramente agli amici ma anche se stesso, Jorge Valdano a pagina 32 scrive:
Io non sono innocente. La mano de dios, espressione che aggiunse ulteriore ingegno alla colossale furbata di Maradona contro l'Inghilterra nel Mondiale in Messico del 1986, è un simbolo degli eufemismi che utilizziamo per mascherare condotte difficili da difendere su un piano etico. La definizione fu geniale almeno quanto il gol, perché non faceva che sottolineare come l'azione fosse un atto di giustizia. Per un argentino, la violazione della regola rappresentava la giusta punizione che l'Inghilterra meritava. Il gol ci mostrava una contraddizione etica, perché da un lato violava la regola, ma dall'altro ci metteva davanti un concetto etico: la giustizia. Le ferite della guerra delle Malvine erano ancora troppo fresche e quello del calcio era il territorio perfetto per compensare l'umiliazione patriottica subita. Ma cosa sarebbe accaduto se Diego avesse ammesso l'irregolarità con l'arbitro? Possiamo imaginare ogni tipo di conseguenze. L'Argentina più oltranzista non glielo avrebbe mai perdonato. Avremmo messo in pericolo la selvaggia allegria di una vittoria sull'Inghilterra e, più tardi, quella di essere campioni del mondo. Addirittura Maradona sarebbe meno idolo rispetto a quanto è oggi. O, magari, un gesto di tale entità avrebbe contribuito a rendere un paese migliore perché la forza simbolica di episodi così potenti può arrivare a modificare una società. Lo dico venticinque anni dopo considerandomi complice di quel celebre avvenimento, perché se non sono stato il primo, sicuramente sono stato il secondo ad abbracciare Maradona dopo il gol.

Il "Tango para Valdano", di Joaquín Sabina
El Pibe fue un poeta de los estadios de míster un esteta del balompié. Filósofo de lujo del vestuario, Valdano inventa el fútbol como Gardel.

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