domenica 5 maggio 2013

Ischia, riassunto d'Italia

Il Giro dal divano
A Ischia si arriva con la voglia di giocare alla libertà. Ci vieni quando finisce la scuola, dice Erri De Luca, che l'isola la conosce bene, ci passava l'estate da bambino.
"C'erano strilli di bambini e un odore di sentina, corretto da qualche punta forte di catrame e da un po' di nafta persa dai vecchi motori. La vita di pesca non era natura, era mestiere di falegname, di meccanico, di ago e filo" (Tu, mio)
Perché gli uomini di Ischia nascono forti. Almeno una volta era così. Così si raccontava. Nascevano carpentieri, muratori, sapevano costruire una casa e delle scale. Come a Positano o sul Gargano, a sentire Corrado Alvaro. Ischia, isola verde. Ormai è un cliché. La chiamano così. E' quasi diventato un guscio vuoto, questa definizione. Consumata. Ischia, isola di luce, bisognerebbe forse dire. Dove ogni cosa ha l'odore dell'acqua. 
"C’è una luce diffusa nelle acque del mare che sembra salire dal fondo dell'abisso. Non affiora mai, ma gioca sotto i corpi, sotto le alghe, nelle ombre degli scogli d’Ischia. Forse il chiarore d’origine vulcanica. Una luce che non sembra affatto provenire dal sole sfiora i corpi che nuotano qui. La luce della baia di Napoli è forse la più bella che si possa immaginare in questo mondo. Tutto odorava d’acqua e somigliava all'acqua, le minuscole onde lontane, la marea della luce, la terra del giardino di nuovo fresca". 
Sono parole di Pascal Quignard, scrittore francese che nel 2006 pubblica per Gallimard il romanzo Villa Amalia (ci hanno fatto anche un film). Ischia in genere la colleghi ai tedeschi. Cliché. Pure questo. Ischia è legata alla Francia anche da Gianni Mura, che qualche mese fa ha portato il suo personaggio Magrite sull'isola per un'inchiesta. E tra le sue ultime pagine di Ischia si affaccia pure il ciclismo, con tutto l'amore che sa accendere. Perché il ciclismo non è uno sport. Il ciclismo è un pretesto.
Ischia comincia per i come Italia, e come Italia finisce con "-ia", questo ronza in testa a Magrite. L'aveva detto Peppe? Non ha importanza, ormai. Un'isola di quarantasei chilometri quadrati, a quindici miglia da Napoli. Un riassunto splendido e crudele. Magrite e Michelle la vedono allontanarsi, brillare, scomparire in una foschia luminosa. Aspra e dolce. Bella e misteriosa. Magrite inanella aggettivi. Poi pesca dalla tasca la lettera di Peppe e la brucia, come aveva fatto Peppe con le foto di Anna. E si ricorda di quel ciclista spagnolo, Luis Ocana, che il padre antifranchista aveva portato con sé a Mont de Marsan. Grande e sfortunato, tenace rivale di Merckx. Per gli spagnoli era un francese, per i francesi uno spagnolo. Un giorno si uccise con una fucilata in testa, nella sua vigna, e pare che le sue ceneri fossero state sparse da un aereo lungo la linea di confine, si cercassero loro la terra che volevano.

Il Giro dal divano

Nessun commento: