mercoledì 8 maggio 2013

I sassi di Gianni Brera e Carlo Levi

Il Giro dal divano 
"Mentre va spremendo le ultime Caiumi, su un arido costone alla nostra destra appare una città così bianca da potersi dire spettrale. Ipotizzo che sia Matera, quasi attonita - mi dico - di essere tanto uscita allo scoperto, dopo interi millenni vissuti in caverne di pietra". E' così che Gianni Brera racconta per la Gazzetta dello Sport l'arrivo del Giro in Basilicata nel 1976. Nella città dei Sassi. 


Era il giorno in cui l'Italia metteva sui suoi binari il primo Etr 401, il papà dei Pendolini. Rimase l'unico. Il Friuli era in ginocchio, piangeva i morti del suo terremoto di venti giorni prima. Il Giro si sta spingendo a Matera con il lutto in casa anche per la morte del ciclista spagnolo Juan Manuel Santisteban, caduto 5 giorni prima a Catania. Lo sguardo di Brera è da etno-urbanista, diciamo così. "I Sassi di cui si vergognavano tanto i lucani quando bazzicavo da queste parti non sono affatto caverne, sibbene la loro onesta sublimazione. Misteriosi uomini incavernati nel tufo delle Murge si sono trasferiti sul costone addosso e hanno seguitato a pensarla da cavernicoli scavando anziché edificare: la città è risultata - come dire? - in negativo. I trogloditi materani erano dunque comacini a rovescio. Non cattedrali impostavano verso il cielo, bensì case e templi verso l'Ade (disemm inscì). Il risultato è stato tale da emanare anche oggi una sorta di fascino surreale. Chi ha tenuto ad avere il Giro da queste parti ha anche indetto un concorso per una nuova e civile collocazione di una città abbandonata per pudore sociale (così e). Io proporrei di indirvi revivals romantici in periodi in cui sia particolarmente luminosa la luna. I fantasmi si sprecherebbero con effetti impensabili da menti europee. Il Giro si è tuffato giù per la via dei Sassi nel leale tentativo di restare ai patti, ma i corridori hanno lanciato bestemmie oscene saltabeccando sul lastricato di selce".
Sono, quelle, le strade di Carlo Levi e del suo Cristo si è fermato a Eboli. Strade di fatica, di dolore, di sogni spezzati. "Lavorava a giornata nei campi, o nei lavori stradali. La sua passione, il suo ideale sarebbe stato di fare il corridore ciclista. Aveva letto delle imprese di Binda e di Guerra, la sua fantasia s'era accesa, e, su una sua vecchia bicicletta sgangherata, passava tutte le ore libere, e le domeniche, a correre, per allenarsi sulle tremende salite e sulle giravolte delle strade attorno al paese: si spingeva talvolta, nella polvere e nel caldo, fino a Matera".
Poi a Matera un giorno Cristo c'è arrivato. Ma era quello di Mel Gibson.


Il Giro dal divano

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