E' in corso in questi giorni a Napoli e in Campania un effervescente dibattito sulla nuova legge elettorale regionale. Le donne di Forza Italia, peraltro attraverso un
portavoce uomo, fanno sapere di essere contrarie all'abolizione del listino, perché così perderebbero rappresentanza. Il listino è un elenco di nomi legato al presidente. Eletto lui, eletti loro. In sostanza è cooptazione. Come oggi per il Parlamento. Ed è il principio in base al quale la moglie di Mastella presiede l'attuale consiglio regionale in Campania.
Poi ci sono le donne del Pd. Molte sono amministratrici. Alcune si fanno chiamare assessora, salvo però scivolare su un'incoerenza linguistica evidente quando non presentano le ragazze del loro staff come "la mia braccia destra". E comunque. Anche loro chiedono che sia una legge a prevedere una presenza di donne in consiglio. Chiedono, pare di capire, una legge che preveda che siano comunque elette delle donne - ma non troppe, a loro un terzo del totale andrebbe bene - ed elette in quanto donne, cioè in quanto portatrici di una caratteristica fisica. Dunque è evidente che ce ne sono alcune che si sentono speciali per quello, sentono di potersi distinguere solo per il genere.
Il sospetto è che sia una battaglia delle poche garantite. Ma tante altre? Tutte le altre? Perché farsi mortificare così?
Potrei fare il furbo e ricordare che Napoli ha un sindaco donna da 8 anni, e sono 8 anni sotto gli occhi di tutti. Non lo farò. Conosco luoghi di lavoro in cui nessuna donna si sogna di elemosinare spazio. Se lo prendono e basta. Con il lavoro. Quando sono brave. Vedo che Joanne Kathleen Rowling e Stephane Mayer, oppure Margaret Mazzantini e Valeria Parrella, non vendono i loro libri perché una legge prevede che si debba comprare un titolo di una scrittrice ogni due titoli di uno scrittore.
E allora. Io se fossi donna, pretenderei parità in partenza, non sulla linea del traguardo. Pretenderei che il mio partito politico candidasse in lista 30 uomini e 30 donne. Così poi ce la giochiamo alla pari, e vediamo chi vince. Così potrei puntare alla prospettiva di avere un consiglio composto in maggioranza da donne (oggi a Napoli è di soli uomini): invece mi pare un obiettivo che le donne non si pongono neppure, quando brandiscono il principio della minima rappresentanza e una sensibilità tipo Quello che le donne non dicono.
Che poi, a dirla tutta, quella canzone l'ha scritta un uomo.