domenica 31 agosto 2008

La distanza che esiste tra Napoli e Bari

Due piani, aria condizionata, musica a bordo. Si lancia in discesa a cento all'ora lungo i tornanti dell'Irpinia e del Sannio, e fa sosta all'autogrill Calaggio, Lacedonia, a metà del suo percorso lungo i 250 chilometri peggio collegati al mondo. Da Napoli a Bari. Nel nuovo Sud immaginato dal governo Berlusconi, con meno aerei e meno treni, c'è un autobus che l'Unesco dovrebbe dichiarare patrimonio dell'umanità, proteggendolo nei secoli dei secoli.


Parte alle 7.20 da una di quelle strade napoletane che gli extracomunitari affollano coi loro borsoni sgraditi ai sindaci sceriffi, ed arriva davanti la sede del consiglio regionale pugliese: ultima fermata il porto di Bari. E' un collegamento Sita, gruppo Ferrovie dello Stato. Ci trovi i turisti diretti in Grecia e i docenti universitari fuori sede, i bagarini coi biglietti dei concerti e gli albanesi che tornano a casa. E' il primo mezzo di trasporto che ogni giorno collega con 19 euro e mezzo le due città più grandi del Sud, l'unico che sia in grado di coprire il tragitto in 3 ore. In treno s'impiega il doppio, in aereo anche di più. Se non hai l'auto, non c'è scampo. Solo chi non ha provato, non ci crede. Non c'è Sud più desolato tra tutti i Sud d'Europa. Nizza e Montpellier in Francia, o Malaga e Almerìa in Spagna, non sono così distanti quanto Napoli e Bari. Mancano collegamenti diretti in qualunque momento del giorno, in qualunque giorno della settimana. Si cambia a Caserta in un caso, si fa scalo a Roma nell'altro. Quando va bene. Perché ci sono orari in cui nel Mezzogiorno d'Italia non puoi più spostarti. Dopo le sette di sera, per esempio, tra Bari e Napoli cala un'invisibile barriera. Non rimane che attendere a mezzanotte e un quarto l'Intercity che parte da Lecce e viaggia verso Roma. Sempre che non sia sabato sera, quando il ritardo tocca anche i 45 minuti. Quanto basta per mettere piede a Caserta e scoprire che le coincidenze per Napoli sono già partite. Ce ne sono due nel giro di una manciata di minuti, alle 5.01 e alle 5.05. Se perdi quelle, fai quasi prima a tornare a Bari che a proseguire. Il treno successivo, la domenica mattina, parte poco prima delle 7. Nella caccia aperta ai macchinisti e ai fannulloni, la fanno franca i geni che studiano gli orari. Il meglio è capitato a Ferragosto. L'espresso per Napoli è giunto ad Aversa, e s' è fermato lì: «Signori, oggi si scende». Due turiste irlandesi partite dal Salento, con gli occhi gonfi, quasi non ci credevano. «What?». Tagliano i voli e tagliano i treni. Prima che arrivino agli autobus, faccia qualcosa l' Unesco.

(Repubblica Bari, 30 agosto 2008)

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