martedì 7 luglio 2015

Cinquant'anni dopo il Tour di Astérix

Aspettando le montagne, il pavé ha partorito il topolino. Ma quanto ci stiamo divertendo, con questo Tour. Contador Froome Nibali e Quintana, battezzati da Gianni Mura “i quattro cavalieri”, a Cambrai sono arrivati insieme. Non era scontato. Un anno fa, sulle pietre verso Arenberg, Nibali si cucì addosso almeno una manica della sua maglia gialla dando due minuti e mezzo a Contador e vedendo finire fuori strada Froome. Era una tappa più adatta a lui che agli altri, la tappa se n’è andata senza lasciare tracce sulla classifica. Rispetto ad allora stavolta in strada c’era polvere e non fango. Poco non è. Per gli appassionati va detto che la speranza francese Pinot è fuori dai giochi. Ha preso altri 3’ e ora è dietro di 6’30”. Per chi dentro il ciclismo guarda non solo la corsa, va aggiunto che ricorrono i cinquant’anni dell’albo “Le Tour de Gaule d’Astérix”, in Italia tradotto solo nel 1978, ma pubblicato in originale nel 1965. La trama non era particolarmente elaborata. Visto il proprio villaggio recintato dal prefetto Fiordilotus, Astérix lo sfida promettendo di compiere il giro dell’allora Gallia portando a casa il cibo tipico di ogni città raggiunta. Nelle sue otto pagine dedicate al Tour, l’Équipe ogni giorno torna sui passi del guerriero di Goscinny e Uderzo: oggi nella striscia era proprio a Camaracum, vale a dire Cambrai, e mangiava bêtises.



Qualche corridore brontola. Ieri il medesimo arrivo della Freccia Vallone, oggi un tratto da Parigi-Roubaix. È come mettere due grandi classiche dentro una corsa che ancora deve proporre altre sei tappe in salita. Ma chi prometteva il Tour più bello degli ultimi anni, non parlava a vanvera. L’anno scorso, quando pure l’avvio fu bello vivace, nelle prime quattro tappe ci furono tre arrivi in volata (tutti vinti da Kittel). Non c’è paragone. Anche senza aver fatto danni in casa altrui, Nibali ha dimostrato di star bene e magari un giorno, quando gli andrà, di poter puntare alla Roubaix. Se non fosse, la Roubaix, corsa per uomini fortunati e non solo di talento. L’hanno vinta pure Demol, Wampers, Guesdon e Bäckstedt. Mentre Anquetil, Armstrong, Indurain, Thys e LeMond, ventitré Tour complessivi conquistati in strada, non ne hanno vinta una neppure messi insieme. Citazioni. “A Roubaix il ciclismo mi è subito apparso qual era: un tumultuoso epos di poveri” (Gianni Brera). “I pavé, tragitti nuovi dell’epoca prelunare sui quali v’era da credere che le biciclette non sarebbero passate mai” (Bruno Raschi). “La Roubaix è come il funerale di Hirohito: bisogna presenziare al rito dei morti per far sapere che si è vivi” (Gian Paolo Ormezzano). "I corridori la chiamano Roubaix perché a Parigi ci sono sempre tutti, ma è a Roubaix che tocca arrivare" hanno invece scritto Alessandra Giardini e Giorgio Burreddu nel loro bel libro “Vedrai che uno arriverà” (editore Absolutely Free).
Più d’un corridore dovrebbe invece arrivare davanti domani ad Amiens Métropole. È tappa da velocisti. Gli esperti annunciano volata. Ma la Piccardia è terra di gran vento, e il vento sulla strada fa le rivoluzioni. In fondo poi si parte da Arras, dove nacque Robespierre.

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