Qualche corridore brontola. Ieri il medesimo arrivo della Freccia Vallone, oggi un tratto da Parigi-Roubaix. È come mettere due grandi classiche dentro una corsa che ancora deve proporre altre sei tappe in salita. Ma chi prometteva il Tour più bello degli ultimi anni, non parlava a vanvera. L’anno scorso, quando pure l’avvio fu bello vivace, nelle prime quattro tappe ci furono tre arrivi in volata (tutti vinti da Kittel). Non c’è paragone. Anche senza aver fatto danni in casa altrui, Nibali ha dimostrato di star bene e magari un giorno, quando gli andrà, di poter puntare alla Roubaix. Se non fosse, la Roubaix, corsa per uomini fortunati e non solo di talento. L’hanno vinta pure Demol, Wampers, Guesdon e Bäckstedt. Mentre Anquetil, Armstrong, Indurain, Thys e LeMond, ventitré Tour complessivi conquistati in strada, non ne hanno vinta una neppure messi insieme. Citazioni. “A Roubaix il ciclismo mi è subito apparso qual era: un tumultuoso epos di poveri” (Gianni Brera). “I pavé, tragitti nuovi dell’epoca prelunare sui quali v’era da credere che le biciclette non sarebbero passate mai” (Bruno Raschi). “La Roubaix è come il funerale di Hirohito: bisogna presenziare al rito dei morti per far sapere che si è vivi” (Gian Paolo Ormezzano). "I corridori la chiamano Roubaix perché a Parigi ci sono sempre tutti, ma è a Roubaix che tocca arrivare" hanno invece scritto Alessandra Giardini e Giorgio Burreddu nel loro bel libro “Vedrai che uno arriverà” (editore Absolutely Free).
Più d’un corridore dovrebbe invece arrivare davanti domani ad Amiens Métropole. È tappa da velocisti. Gli esperti annunciano volata. Ma la Piccardia è terra di gran vento, e il vento sulla strada fa le rivoluzioni. In fondo poi si parte da Arras, dove nacque Robespierre.
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