sabato 11 luglio 2015

La Napoli di Omar Sharif

"Compro un grande giocatore e lo regalo a De Laurentiis". Omar Sharif ha fatto un sogno, lui che al cinema ha fatto sognare, vestendo da Che Guevara o zar Nicola, Gengis Khan e dottor Zivago. Un calciatore che rifaccia grande il Napoli. "Perciò non serve un trentenne, ma un giovane". Non uno qualunque, Sharif parla come un manager esperto. "Magari un ragazzo di 22 o 23 anni che cresca qui e porti la squadra di nuovo in serie A. L'ideale sarebbe un centrocampista che sappia far gol. Diciamo un Platini più giovane. Bisogna spendere bene i soldi". Divertendosi. Come del resto Sharif ha sempre fatto. I cavalli, il bridge, il jet set. Ora un Platini più giovane da regalare al Napoli, se ce n'è uno.


"Potrebbe andar bene per risalire dalla C". Boskov avrebbe detto: ecco, bravo. Come in quasi tutti i sogni, c'è un "se". "Lo compro se il film va bene". Il prossimo. Si chiama "Fuoco su di me", arriva nelle sale a inizio 2006 ed è stato accompagnato al Festival di Venezia da Regione Campania e Film Commission di Luciano Stella. Il primo in cui Sharif recita in italiano, con inflessione napoletana, perché napoletano è il nobile Nicola che interpreta, un aristocratico protagonista della rivoluzione del 1799 soffocata dai Borbone. Ha l'aria di una promessa spot. "Se tutti in città andassero a vederlo, be' , allora potremmo fare spese. Ho sempre amato il calcio dell'estro e della fantasia, lo stesso che piace ai napoletani. Impazzisco per il Brasile e i suoi fuoriclasse: Kakà, Adriano, Ronaldo. Così come mi incantavano la Francia di Platini, l'Olanda di Crujiff, l'Ungheria di Puskas". C'è anche un "ma". De Laurentiis dovrebbe augurarsi il successo al botteghino di un film non suo. Conflitto di interessi. Uno vero. Così il presidente tace, non gli viene neppure voglia di scherzarci su, non si sa se per complicità, per gelosia o perché spiazzato dalla "concorrenza sleale". Magari è solo concentrato su Lucchese-Napoli. Di vero c'è che Michael Shalhoub, 73 anni, l'egiziano che il mondo del cinema chiama Omar Sharif, porta da tempo Napoli nel cuore. "Di più, mi sento mezzo napoletano. È normale che io sia interessato alle disavventure del calcio". Veniva a sedersi ai tavoli da gioco, nella città in cui a rivoluzionare il bridge fu un professore di filosofia, Eugenio Chiaradia. Inventò un nuovo sistema tattico. "Giocavo in una meravigliosa casa di Posillipo". In via Scipione Capece, la stessa strada in cui viveva Maradona. "Diego? Ah, mio amico. Abbiamo mangiato tante volte l'asado insieme. I nostri cavalli avevano lo stesso allevatore". La casa posillipina in cui Sharif giocava è quella di Piero Forquet, campione mondiale di bridge, il cui movimento in Campania è guidato da Piera Cimmino. Con appassionati come l'ematologo Bartolomeo Farzati, il magistrato Giovanni Verde, l'ex sindaco Nello Polese. Ricorda Forquet: "Avevamo un amico in comune, Benito Garozzo. Ci siamo conosciuti così. Omar mi volle nella sua squadra, l'Omar Sharif Circus. Tournée ben pagate in tutto il mondo. "Questo film - dice Sharif - è un atto d'amore per Napoli, dove la gente sorride malgrado tutto. Dio ha fatto una cosa grande, dare il sole ai poveri e il freddo ai ricchi". Aspettando un altro Platini.

(Uscito su Repubblica Napoli il 10 settembre 2005)

Nessun commento: