giovedì 14 maggio 2015

Tutta l'Italia che c'è nella vita di Messi

messibugg Ci sono due modi per fermare Messi. Mettergli mezza squadra intorno oppure "facendosi la croce" (© Thiago Silva 2011). Allegri sa come si circonda Messi, Messi sa come si vive circondato da italiani. E' da una vita che gli succede.
Le origini. Insospettito dal cognome, un giovane falegname di Recanati, Leandro Messi, laboratorio artigianale a Spaccio Fuselli, si mette a fare delle ricerche. Scopre così che Giovanni Messi, nonno di suo nonno, era fratello di Angelo Messi, che lasciò Recanati, o meglio Valle Cantalupo, nel 1893 a ventotto anni per andarsene a Rosario, in Argentina, con sua moglie Maria Latini. Angelo Messi è il nonno del papà di Leo, Jorge Horacio, operaio in un'acciaieria.


La nascita. La stessa Celia Cuccittini, mamma di Leo, ha origini italiane. Quando nel giugno 1987 deve partorire il suo terzo figlio, per lei è naturale rivolgersi al dottor Norberto Odetto, ostetrico dell'Hospital Italiano Garibaldi, a Rosario. Un ospedale costruito proprio per volontà della comunità di emigranti italiani e inaugurato il 10 gennaio del 1892. Il primo presidente e il primo vicepresidente dell'istituto furono due genovesi, Natale Riccardone e Battista Costa.
L'infanzia. Nella comunità italiana di Rosario, i Messi hanno diversi amici. Uno dei ragazzi con cui Leo trascorre la maggior parte del tempo ha origini calabresi. La cugina, Antonella Roccuzzo, diventerà la compagna di Messi e la madre di suo figlio.
Il calcio. Quando Messi diventa Messi, a lungo gira la notizia di un provino tenuto da ragazzo con il Como. "Venne da noi per un provino: aveva 15 anni e lo scartammo", racconta nel 2010 in tv Enrico Preziosi, diventato nel frattempo presidente del Genoa. "Avremmo sistemato i bilanci per trent'anni. Avevamo una persona che lo seguiva, avevamo parlato con la famiglia, era molto entusiasta di venire in Italia, però poi non se n'è fatto niente". Messi ha però smentito di aver mai fatto un provino per il Como. Nell'estate del 2005, mentre compra Figo Pizarro Samuel e Julio Cesar, il presidente dell'Inter Moratti dice: "L'unico giocatore che in questo momento stuzzica la mia fantasia, anche se è difficile da prendere, è Messi". Messi ha 18 anni, nel precedente mese di dicembre ha esordito in Champions con il Barcellona (allenatore Rijkaard) e due mesi dopo prenderà la cittadinanza spagnola. Così, ogni volta che Messi vola a Milano per un appuntamento con i suoi stilisti, Dolce & Gabbana, si mette in moto la macchina dei sogni interisti. Nell'ottobre 2010 Moratti va oltre: "A gennaio prendo Messi". Costretto a parlarne, Messi spiega: "Moratti scherzava. A Barcellona sto bene". Tre anni più tardi Moratti spiegherà che uno scherzo non era, che ci provò davvero, ma Leo dalla Catalogna non voleva muoversi. Nel frattempo i bilanci dell'Inter raccontano altro. "Spesso mi manda una sua maglia firmata", è una frase ancora di Moratti.
el_mundo_deportivo_napoli_quiere_a_messi A Napoli per un giorno credettero di averlo preso sul serio. Era il 28 dicembre del 2007. Lo scriveva in prima pagina Mundo Deportivo, il quotidiano sportivo catalano che tutto sa del "més que un club". Titolone: Nápoles quiere a Messi". Il Napoli vuole Messi. Per ripetere vent'anni dopo la storia di Maradona. La clausola rescissoria del periodo era 125 milioni di euro. "Napoli è pronta a mettersi ai suoi piedi, alla Pulce sarà offerto di diventare il simbolo della rinascita del club e dell' immagine della città", scrive il giornale, aggiungendo che il progetto si basa su un azionariato popolare: un euro da ogni tifoso per la Pulce. Il fatto è che il 28 dicembre in Spagna è "El día de los santos inocentes", il loro pesce d'aprile. Eppure, Napoli è davvero una suggestione per Leo. Lo racconta Roberto Saviano in un articolo uscito su Repubblica del 15 febbraio 2009. Lo scrittore e il campione si incontrano negli spogliatoi del Camp Nou. Scrive Saviano:
Mi chiedo che meraviglia e che vertigine sarebbe veder giocare Messi al San Paolo, lui, di cui lo stesso Maradona disse: "Vedere giocare Messi è meglio che fare sesso". E Diego, di entrambe le cose, se ne intende. "Mi piace Napoli, voglio andarci presto", dice Lionel, "Starci un po' dev'essere bellissimo. Per un argentino è come essere a casa". Il momento più incredibile del mio incontro con Messi è quando gli dico che quando gioca somiglia a Maradona - "somiglia": perché non so come esprimere una cosa ripetuta mille volte, anche se devo dirgliela lo stesso - e lui mi risponde: "Verdad?", "Davvero?", con un sorriso ancor più timido e contento. Del resto, Lionel Messi ha accettato di incontrarmi non perché sia uno scrittore o per chissà cos'altro, ma perché gli hanno detto che vengo da Napoli. Per lui è come per un musulmano nascere alla Mecca. Napoli per Messi, e per molti tifosi del Barcellona, è un luogo sacro del calcio. È il luogo della consacrazione del talento, la città dove il dio del pallone ha giocato gli anni più belli, dove dal nulla è partito verso la sconfitta delle grandi squadre, verso la conquista del mondo.
Con Maradona Messi s'era incontrato una delle prime volte in una tv argentina, dove avevano giocato una partita di calcio con la palla da tennis: Diego e Francescoli contro Tevez e Leo. Vincono i giovani. Dieci a sei. Al Mondiale in Sudafrica, Diego sarà il ct di Leo.

Le partite. Il 27 settembre del 2005 Messi gioca per la prima volta contro una squadra italiana. In Champions l'Udinese va al Camp Nou. Finisce 4-1 per i catalani, 3 gol di Ronaldinho e uno di Deco. In porta c'è De Sanctis, in panchina Cosmi. Corrado Sannucci, inviato di Repubblica, gli dà 7 in pagella e scrive:
Comunica sempre una sensazione di imprendibilità
Nella partita di ritorno, 7 dicembre 2005, la prima volta da avversario in Italia, al Friuli Messi resta per 90 minuti in panchina. Per vederlo in campo l'Italia deve aspettare il 16 settembre del 2009, stadio San Siro. In realtà quella sera è attesa soprattutto per il ritorno di Ibrahimovic contro l'Inter. Mourinho alza uno dei suoi muri. Finisce 0-0. Gianni Mura scrive:
Messi ha cominciato bene, poi s' è ubriacato delle sue stesse giravolte
Sette mesi dopo, l'Inter lanciata verso il Triplete e Messi si incrociano di nuovo in semifinale. Mourinho dice: "Se c'è un dio nel calcio, quello è Leo Messi. Ma noi siamo l'Inter e abbiamo le armi per vincere". Il 20 aprile 2010 l'andata finisce 3-1 per José. Il Barcellona ha viaggiato in pullman, mille chilometri, con sosta a Cannes, per colpa del vulcano Eyjafjallajokull: traffico aereo bloccato dalle sue ceneri. In pagella Messi prende 5: "E' lì nell'imbuto tra Cambiasso, i centrali interisti e Ibra, che non gli fa spazio. Così parte sempre da fermo, e anche se è il miglior calciatore del pianeta alla fine viene chiuso in un fazzoletto da marcature doppie, triple, quadruple. Mai pericoloso, in sostanza. Due conclusioni da fuori nella ripresa, ma JC respinge sempre. Chiude da centravanti". Il 28 aprile c'è il ritorno al Camp Nou, ultima tappa prima della finale al Bernabeu. E lì Mourinho tira fuori una delle sue frasi storiche: "La Coppa per loro è un'ossessione, per noi è un sogno. Dove è il problema per la squadra più forte del mondo recuperare un 3-1?". Non recupera. Altro muro, in 10 (espulso Motta), Eto'o terzino. Gianni Mura trova Messi "un'altra volta inferiore alle attese". In pagella Fabrizio Bocca gli dà 4: "Gioca sulla destra, ogni tanto si accentra cercando la posizione e scambiandosi con Ibra, ma viene invischiato nella rete dei vari Cambiasso, Lucio, Samuel e al primo tiro arriva dopo mezzora. Essendo un grandissimo il giudizio è particolarmente negativo".
Nel settembre del 2011 si apre la serie delle sfide tra Messi e Allegri, che da allenatore del Milan se lo trova otto volte di fronte. Alla vigilia Messi dice: ''Tutti abbiamo dei difetti, e spero che parlare dei miei non aiuti domani il Milan. Però un difetto che mi rendo conto di avere è che a volte, se non ho io il controllo della palla, mi perdo un po' per il campo''. Finisce 2-2. Allegri gli alza intorno una gabbia composta da Van Bommel, Nesta e Thiago Silva. Messi prende un palo su punizione, sarà suo l'assist a Pedro per l'1-1. Dalla cronaca di Enrico Currò: "Nesta lo ha stoppato con un paio di scivolate d'antan, ma l'irrefrenabile argentino ha ugualmente assaltato Abbiati, che gli ha parato tre tiri,è stato salvato dal palo su una punizione ad effetto e si è infine dovuto arrendere al guizzo del fuoriclasse: uno scatto secco in area, a bruciare Nesta e Abate, con annesso assist per l' 1-1 di Pedro, sfuggito a Thiago Silva nei pressi del dischetto". In pagella prende 7. Due mesi dopo, a San Siro, Thiago Silva prepara la partita così: "Come si ferma Messi? Facendosi la croce". Infatti. In pagella stavolta il voto è 8. "E' sempre il maghetto che non sai mai dove spunta e ritrovi sempre sotto rete, e infatti spunta in tutti e tre i gol". (Bocca). E' la sera in cui segna il suo primo gol a una squadra italiana. Su rigore. Allegri sceglie di sfidare i palleggiatori e toglie un corridore come Nocerino per affidarsi a Seedorf e Aquilani insieme. Il Barcellona vince 3-2 e il Milan se lo ritrova di fronte a primavera nei quarti di finale. Allegri è alle prese col solito dilemma: il bunker o la sfida totale? Per giunta si fa male Thiago Silva qualche giorno prima. Il tifoso Vittorio Zucconi, alla vigilia, suggerisce:
Con l' aiuto di un catenaccione sul "fattore campetto" e qualche imprevedibile botta di sedere, nel senso proprio letterale, una vittoria ci potrebbe anche scappare e giustificare il fatto di avere perduto due ore per guardare Bonera che cerca di fermare Messi (qualunque scusa è buona per non andare con la moglie a scegliere le piastrelle).
76mila spettatori e succede poco. Sbarramenti e raddoppi su Messi. Nella morsa Bonera-Nesta-Antonini, il nervosissimo Leo scivola spesso. Il campo è indecente. In pagella è 6. "Sulla prima punizione finisce con i glutei a terra e si capisce subito che non sarà serata di magie". Il 3 aprile a Barcellona c'è il ritorno. Guardiola dice: "Voi italiani siete molto bravi a difendere e un giocatore non può battere da solo otto difensori, ma non stuzzicate troppo Messi". Allegri punta su difesa e contropiede. In realtà è un assedio. Messi segna due rigori, più un assist. Allegri dirà: "Un rigore lo abbiamo regalato noi, un altro l'ha regalato l'arbitro". Nella stagione successiva, agli ottavi il Milan ripesca il Barcellona, stavolta prima, agli ottavi. Pochi giorni prima della partita, Berlusconi si è lasciato andare contro Allegri nel corso di una serata elettorale. "El no capisse un c...". Alla vigilia lo avverte in modo più diretto: "Il mio suggerimento sarebbe quello che qualcuno degli uomini del Barcellona, un certo Messi ad esempio, non so se lo avete sentito nominare, dovrebbe essere curato a uomo. non ho ancora trovato il tempo di parlare con l'allenatore. Ma non per fare la formazione, quella non l'ho mai fatta. So qual è il ruolo del presidente e qual è il ruolo dell'allenatore e lo rispetto. Se un presidente non è d'accordo con l'allenatore lo licenzia. Allegri è ancora qui e ha un altro anno di contratto, io posso dare suggerimenti". E' il trionfo di Allegri. Mette Pazzini davanti per disturbare con i palloni alti la difesa del Barcellona. Il resto è italianismo puro. Finisce 2-0, in Spagna senza tanto buon gusto scrivono che Messi è desaparecido. Ambrosini: "Abbiamo vinto perché abbiamo preparato benissimo la tattica". Arrigo Sacchi giunge a una conclusione:
Messi non vale Maradona
Il 12 marzo c'è il ritorno. Il Barcellona è a un bivio. O rimonta o è la fine di un ciclo. "Speriamo che Messi riposa", sospira Galliani. Non solo non riposa, segna due gol. Al 5' fa il suo primo gol su azione contro una squadra italiana. Risultato finale: 4-0. Il ciclo non finisce. Gianni Mura scrive:
Per i catalani, Deu significa Dio ma anche 10. Religiosamente o calcisticamente, sanno chi ringraziare
Il sorteggio rimette di fronte il Milan e il Barcellona di Tata Martino nel girone della Champions 2013/14. Nel frattempo è tornato Kakà. Allegri tiene strette le linee e chiede grande sacrificio a De Jong, Muntari e Montolivo. Finisce 1-1, il pareggio è di Messi. Poco contropiede però. "Ottima prestazione, abbiamo concesso poco", Allegri si accontenta. Ma il 6 novembre nella gara di ritorno finisce 3-1 per il Barcellona, Messi segna due gol.

barbagallia La vigilia è movimentata dal braccio di ferro tra Barbara Berlusconi e Galliani, che poi si fanno fotografare vicini in tribuna. Vicini ma freddini. Allegri è sotto assedio, qualche mese più tardi la sua panchina salterà. Andrea Sorrentino dà 7.5 in pagella a Messi: "Alla ricerca della forma perduta, ma alla Messi. Passettini, piccole accelerazioni, un paio di assist e un paio di gol: la Pulce sa ascoltare il suo corpo, sa che 4 o 5 partite così lo riporteranno in alto. Intanto firma le reti numero 7 e 8 al Milan: a nessuno ha segnato così tanto, e da nessuno il Milan ha preso così tanti gol".
Il resto si sa. Allegri viene esonerato a gennaio dopo una sconfitta con il Sassuolo. Tevez, che il Milan aveva in mano, è nel frattempo finito alla Juventus. Insieme, Tevez e Allegri adesso ri-sfidano Messi, che mette un altro frammento d'Italia nella sua vita.

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