Una pagina, un giorno
"Ed ora il primo capitolo, signori: erano esattamente sei anni fa, in primavera, il 31 di marzo - notate la data, signori -, la vigilia..."
"Del primo aprile!" urlò il giovanotto con la prefettizia.
"Che intuito eccezionale. Era sera. Sul capoluogo distrettuale di N. si addensavano le prime ombre del tramonto, la lunta tentava di fare capolino e... tutto il resto! Ed ecco che al tardo tramonto anch'io, pian pianino, faccio capolino da un piccolo appartamento dopo essermi congedato dalla mia riservata, defunta nonna.Scusate, signori, se ho usato quest'espressione così alla moda che ho sentito l'ultima volta da Nikolaj Nikolaic, ma va detto che mia nonna era "riservata" per davvero: cieca, muta, sorda, rimbambita - tutto quello che potete immaginare!...
(Fedor Dostoevskij, Polzunkov, 1847)
domenica 31 marzo 2013
sabato 30 marzo 2013
Gide in Rue de Verneuil
Una pagina, un giorno
(André Gide, I sotterranei del Vaticano, ed. Mondadori 1914)
Il 30 marzo, a mezzanotte, i Baraglioul rientrarono a Parigi e si istallarono nel loro appartamento in rue de Verneuil.
Mentre Marguerite si preparava per la notte, Julius, con una piccola lampada in mano e in pantofole, entrò nel suo studio in cui non si ritrovava mai senza piacere. La stanza era abbellita con sobrietà: alle pareti erano appesi alcuni Lépine e un Boudin. In un angolo, sopra uno zoccolo girevole, un marmo, il busto della moglie scolpito da Chapu, metteva una macchia bianca un po' cruda.
(André Gide, I sotterranei del Vaticano, ed. Mondadori 1914)
venerdì 29 marzo 2013
Malraux e i documenti di Kyo
Una pagina, un giorno
(André Malraux, La condizione umana, Bompiani, 1933)
29 MARZOHan keu era vicinissima; il movimento dei sampans copriva quasi il fiume. I fumaioli dell'arsenale si staccarono poco a poco da una collina, quasi invisibili sotto gli enormi pennacchi di fumo: attraverso una luce bluastra di sera primaverile, la città spuntò finalmente con tutte le sue banche a colonnati, nei fori di un primo piano netto e buio fatto dalle navi da guerra delle nazioni occidentali. Kyo risaliva il fiume da sei giorni, privo di notizie di Scianghai.
Sotto al vapore si udì il fischio di una vedetta straniera. I documenti di Kyo erano in regola, ed egli era abituato all'azione clandestina. Si portò a prua solo per misura di prudenza.
(André Malraux, La condizione umana, Bompiani, 1933)
giovedì 28 marzo 2013
Asimov e il tempo manipolato
Una pagina, un giorno
Harlan sbottò: "Gran Tempo, Calcolatore, che ti è preso? Leggi la data in cima alla pagina".
Indicò la scritta che diceva: 28 marzo 1932.
"Non c'è bisogno di traduzione, vero? I numeri sono quasi uguali a quelli dell'Intertemporale Standard. Non sai che a quell'epoca nessuno aveva mai visto un fungo atomico? Nessuno avrebbe potuto riprodurlo con tanta accuratezza, tranne...".
"Aspetta un momento, è solo uno schizzo" disse il Calcolatore, cercando di ritrovare il suo equilibrio. "Può darsi che la somiglianza col fungo atomico sia casuale".
"Ah, sì? Guarda di nuovo le parole, allora!. Harlan indicò la scritta in maiuscolo, ALL THE TALK OF THE MARKET. "Le iniziali formano la parola Atom, che in inglese vuol dire atomo. Me la chiami coincidenza? Direi proprio di no".
(Isaac Asimov, La fine dell'eternità, Mondadori, 1956)
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mercoledì 27 marzo 2013
Io sono il calciatore misterioso
Come cambia la vita quando un pallone ti fa guadagnare un milione e mezzo di sterline l'anno. Come si naviga fra i tabloid e il sesso facile, procuratori avidi e manager incapaci. E come dopo un decennio di tutto questo si possa cadere in depressione.
«Molte di queste storie non dovrei neanche raccontarvele», ammicca l'anonimo autore di Io sono il calciatore misterioso (Isbn edizioni, 185 pagine, 19,90 euro) da oggi in libreria. Ed è un titolo che si aggiunge al filone florido delle autobiografie sportive: solo pochi giorni fa Simon Kuper sul Financial Times ha definito quella di Ibrahimovic un grande racconto di immigrazione, accostandola addirittura al Lamento di Portnoy di Philip Roth. Ora arriva in Italia questo piccolo fenomeno inglese, un volume nato da una rubrica tenuta per il quotidiano Guardian da un calciatore senza identità. Un ragazzo della working class, un padre che lo incoraggia a leggere Shakespeare, lui che arriva da giovane in una grande squadra e capisce come funziona uno spogliatoio: siede ignaro su una panca dove non doveva, troverà le sue cose sparse tra corridoio e doccia, gli ruberanno il telefono per mandare sms sconci all'allenatore.
Il bacio di Malerba
Una pagina, un giorno
(Luigi Malerba, Il serpente, ed. Mondadori, 1966)
Alle cinque e tre quarti del mattino eravamo ancora lì, dentro la mia Seicento multipla con i vetri appannati. Era il giorno 27 di marzo amoroso e ventoso di quell'anno là e il sole sorgeva esattamente alle sei e otto minuti. Era il giorno di San Giovanni Damasceno e di Santa Augusta Vergine, secondo mattutino delle tenebre, come dice il Barbanera. Quando aprii gli occhi (io bacio sempre a occhi chiusi) intorno a noi non c'era più nessuno, erano scomparse tutte le macchine, c'erano soltanto due poliziotti a cavallo. Gli uccelli si erano svegliati e cinguettavano a testa alta sui rami degli alberi, altri volteggiavano nell'aria come impazziti per la luce del giorno che stava spuntando mentre si spegnevano i lampioni comunali. Baciare è un'arte.
Un passero era venuto a posarsi sul cofano della macchina, poi era ripartito per un breve volo intorno al monumento di Garibaldi, l'eroe del nostro Risorgimento. A rigore si può dire che per tutta la notte io e Miriam ci eravamo dato un solo lunghissimo bacio.
(Luigi Malerba, Il serpente, ed. Mondadori, 1966)
giovedì 14 marzo 2013
Gli altri prossimi giorni di David Bowie
E visto che dopo dieci anni abbiamo un meraviglioso disco di David Bowie da sentire e risentire all'infinito, vale la pena andare a ripescare una cosa del '93, una conversazione pubblicata dalla rivista quadrimestrale Panta di Bompiani tra Bowie e lo scrittore Hanif Kureishi, che all'epoca non aveva ancora tirato fuori Intimacy e The Mother, ma aveva appena esordito con Il Budda delle periferie, e comunque aveva scritto le sceneggiature di My Beautiful Laundrette e Sammy and Rosie vanno a letto.
Prendetevi 5 minuti, ne vale la pena.
(Ehi, bambini, David Bowie è quel signore che stanno provando a farvi odiare con lo spot a ripetizione nelle partite di serie A - Oh we can be heroes, just one day - ma non ci riusciranno, bambini, vero?)
Prendetevi 5 minuti, ne vale la pena.
(Ehi, bambini, David Bowie è quel signore che stanno provando a farvi odiare con lo spot a ripetizione nelle partite di serie A - Oh we can be heroes, just one day - ma non ci riusciranno, bambini, vero?)
sabato 2 marzo 2013
La Napoli di Armando Trovajoli
Lui, colonna sonora di Roma. Che non doveva fare la stupida, comunque non quella sera.
Lui, Ciumachella de Trastevere.
Lui, quello del posto a tavola da aggiungere.
E poi Napoli.
Anche Napoli.
Ecco, Armando Trovajoli, Napoli ce l'aveva in testa così.
Lui, Ciumachella de Trastevere.
Lui, quello del posto a tavola da aggiungere.
E poi Napoli.
Anche Napoli.
Ecco, Armando Trovajoli, Napoli ce l'aveva in testa così.
venerdì 1 marzo 2013
Grazie, buonanotte
Ho detto così. Ho detto: Grazie, buona notte. Poi ho chiuso la finestra e tutto è finito. Tutto è compiuto. Come sul Golgota. Neanch'io sono sceso dalla croce. Non dite che l'ultima parola del papa è stata notte. La notte rimuove l'abituale sensazione di una vita comunitaria: quando non brilla luce, né si ode voce umana, chi ancora veglia, prova un senso di solitudine. Cosa ha a che fare la notte con il sonno? Dite la verità, allora, voi che siete rimasti lì, fuori dal mio portone. La verità è che l'ultima parola del papa non è stata notte. E' stata Buonanotte. Non è la stessa cosa. Separarsi è stato un sì dolce dolore, che avrei detto buonanotte finché non fosse stata mattina. Ed eccola, ora: la mattina è qui.
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