sabato 26 settembre 2009
Il giorno dei giorni
Se da bambino mi avessero imposto di scegliere un solo avvenimento sportivo da guardare nell'arco di un anno, uno e uno solo, avrei scelto il campionato mondiale di ciclismo. E non ho cambiato idea. Il mondiale di calcio dura un mese, quello di ciclismo dura 6 ore. In tv non te le fanno vedere tutt'e sei, ma quasi. E' il più breve mondiale di tutti, tra gli sport individuali. Perché il ciclismo, che sembra sport individuale, in effetti non lo è. Giovanni, in casa sua, scrive che stavolta l'Italia ha una squadra forte ma non fortissima. Non ha Bettini, l'Italia. Ma la sensazione è che non vincerà un italiano. Così, a naso.
Però non è un dramma. Certo, da bambino ero tutto azzurro e Italia, specialmente se di mezzo c'era Saronni: che perdesse a Praga o che vincesse a Goodwood. Solo che negli ultimi anni - sarà una malattia - il tifo scappa pure per gli stranieri. Tipo lo spagnolo Olano che in Colombia vinse con la ruota bucata. Domani sarebbe bello se vincesse un australiano (Evans o Gerrans), un russo che si chiama Ivanov, un inglese di nome Millar o il figlio di Roche. Tra gli italiani Basso. Punterei un soldino sullo spagnolo Sanchez, sono curioso di vedere che fa Cancellara, mentre due sorprese possono essere il polacco Szmyd e il danese Fuglsang.
Negli ultimi 8 anni il Mondiale è sempre stato vinto da un ciclista reduce dalla Vuelta. E negli ultimi tre anni venivano dalla Vuelta tutt'e tre i piazzati sul podio.
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