martedì 15 settembre 2009

Poi di colpo mi trattieni il bicchiere


Nel più puro e sperimentato stile di questo governo, che consiste nell'accennare a una proposta, amplificarla, ritrattarla parzialmente, considerarla malgiudicata, negarla del tutto, reintrodurla sotto mentite spoglie, ripomparla e re-imporla in un polverone ormai caotico (tipo il maestro unico), tornano le gabbie salariali. Chi non se lo ricorda? Le volevano, erano urgenti, necessarie, giuste, poi no, anzi non se ne era mai parlato, nessuno le chiedeva, non di quello si trattava ma di contrattazioni decentrate, in fondo pure i sindacati sono d'accordo, su questo si può siglare una pax, la firmiamo?, firmiamola, e poi alla fine tà-tà, servono le gabbie salariali perché la vita al sud costa meno.
Chi ne avesse voglia, scoprirebbe che i beni essenziali, tipo una cosuccia chiamata benzina, al sud costano di più. Agli esempi già noti al cortile, adesso va aggiunta un'altra cosetta trascurabile che è l'acqua.
Secondo i dati di Altroconsumo, la città con la bolletta meno cara d'Italia è Milano, dove 200 metri cubi di acqua, il consumo medio annuo per una famiglia di 3 persone, costano 110 euro. A Milano. E a Venezia costano solo un poco di più, 154. A Lecce e Bari si va sopra i 300, per fare un esempio.
Certo, Ferrara vive un gran bel paradosso. Ha la terza bolletta più cara d'Italia (388 euro) e la terza acqua peggiore d'Italia per qualità. Dietro Reggio Calabria e Lecce, se vi interessa, e davanti a Catanzaro. Ripeto: Reggio Calabria, Lecce, Catanzaro. E però servono le gabbie salariali.

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