lunedì 10 novembre 2008

Sabina Guzzanti all'Orientale

«Chiaiano. Dico bene?». Dice bene, Sabina Guzzanti. «Ah, le donne di Chiaiano. Le ho viste in un filmato. Che energia. Complimenti. Ma non hanno certo bisogno della mia benedizione». Sul palco per il suo spettacolo venerdì sera, tra gli studenti che occupano l'Orientale sabato mattina. Ci sono anche i manifestanti di Chiaiano. Sabina Guzzanti resta per due ore in mezzo a una folla di ragazzi seduta a terra, gambe incrociate, nel cortile di palazzo Giusso. Anche sotto la pioggia. Lei scatta foto, loro fanno domande.



S'aspettano le battute, certo. E ci sono. «La gaffe di Berlusconi? Se voleva davvero fare lo spiritoso con Obama, poteva dire che usano lo stesso fondotinta». Sulla Carfagna, la Gelmini, Cossiga. Ma Sabina Guzzanti è all'Orientale per una vera e propria lezione sul tema della comunicazione. «Cercare visibilità sui media è politicamente debole. Vi danno retta per un po' , poi se continuate a rompere vi abbandonano».



Racconta del post piazza Navona. «Ho litigato con un amico. Ha detto che Gandhi non si sarebbe arrabbiato. Secondo me con gli inglesi si arrabbiava. è nello spot della Tim che non lo fa». Sottolinea con forza il no alla violenza: «Se c'è qualcuno tra voi che vi incita, sappiate che è un infiltrato, oppure uno stupido». Ma la ragionevolezza è cosa diversa. «Non c'è nessun motivo perché si debba essere moderati nei ragionamenti. Anche se vogliono imporci cardini oltre i quali sembriamo folli o terroristi». Esempio: «Se oggi pensi che la Tav non si debba fare, passi per pazzo. Io non lo so se è giusto farla. Io so che posso anche pensare di no, senza essere giudicato un matto». E' un invito a sentirsi liberi. «Siete giovani, questo mondo è vostro. Perché dovete aspettare l'arrivo di qualcuno che vi salvi? Non arriverà. E se arrivasse, sarebbe 'na sòla». Liberi. «Ma ce l'avete una visione del mondo? Tipo: come fermare il clientelismo o la mafia». Liberi innanzitutto dentro la propria testa. «Come i minatori quando si convinsero di essere persone degne quanto i signori che andavano a cavallo». Gli smonta i totem. «Internet? Pratico, ma da solo non significa niente. Parlare, ragazzi, bisogna parlarsi di persona. Come ora qui. Non basta delegare la comunicazione ai mezzi, neppure a YouTube o a Facebook. Se devi organizzare un sit-in a sorpresa, ecco, Internet non mi pare il massimo». Liberi pure sui "monumenti" di sinistra. Come Pasolini. «Uffa. Quella sua frase famosa su '68, poliziotti e proletariato. Fu poco lungimirante. Non aveva capito il movimento». Come certi film. «Prendiamo "La meglio gioventù". è una forzatura storica. Non parla del cambiamento culturale del '68. Fa passare il concetto che da lì sono nati terrorismo e chiusura dei manicomi». Finisce con lei che intervista i ragazzi. Ne farà un documentario.

(Repubblica Napoli, 9 novembre 2008)

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