martedì 22 luglio 2008
La sciabola di Occhiuzzi
Gli altri bambini si vestivano da Zorro, e lui aveva già in mano una spada vera. «La scherma è venuta a prendermi fin dentro la mia classe, in prima elementare». Aveva sei anni, Diego Occhiuzzi, quando cominciò a vedere fioretti e sciabole. «Il maestro Claudio Ormanni tenne una manifestazione di scherma nella mia scuola, il Maria Cristina di Savoia, a via Tasso: fu un colpo di fulmine». Ne ha 27 adesso che viaggia verso la sua prima Olimpiade, in azzurro con Giampiero Pastore e Gigi Tarantino, i due campani saliti sul podio 4 anni fa ad Atene e di nuovo in Nazionale. In mezzo ci sono i giorni luminosi trascorsi da bimbo prodigio e quelli più bui da oggetto misterioso. «Volevo smettere», racconta. Colpa di un infortunio serio a un ginocchio e di un recupero lunghissimo.
Lo ha fatto rinascere il nuovo ct della Nazionale, Andrea Magro, chiudendo la stagione dell' accentramento romano voluta dal predecessore francese Bauer. «Diego era schiacciato, ma le sue potenzialità e il suo talento non sono mai stati in discussione: tornare a lavorare a Napoli è stata una svolta», racconta Leonardo Caserta, il suo allenatore da dieci anni, ora nello staff tecnico azzurro insieme con Dino Meglio. E Occhiuzzi rinasce. Fino a conquistarsi quello che tutti gli avevano pronosticato sin da ragazzino. Un posto ai Giochi, l'arma è la sciabola, anche se aveva cominciato col fioretto, insieme con suo fratello Marco, oggi avvocato con una passione per il body building. «Lo chiamo il gigante, per tutti i muscoli che ha messo». La sciabola di Diego vuole mettersi al servizio di Napoli. «Con una medaglia a Pechino sarebbe più semplice farsi sentire». Il progetto è una mezza rivoluzione. Portare una scuola di scherma in giro per la città, anche nei quartieri meno agiati. Un'accademia itinerante, oggi a Secondigliano, domani a Ponticelli, un altro giorno magari a Forio d'Ischia, dove Diego ormai risiede e dove da pochissimo prova a gestire due bed and breakfast. «Ho scritto una lettera ad Aurelio De Laurentiis per chiedere il suo sostegno all'iniziativa. Vorrei farlo con lui perché non credo che le istituzioni abbiano la voglia di crederci».
Un podio alle Olimpiadi aiuterebbe. è lui l' ultima scoperta di uno sport che nella storia dei Giochi ha cominciato prestissimo a portare medaglie alla Campania, già nel 1900 a Parigi, con Antonio Conte, nativo di Traetta, che all'epoca era in provincia di Caserta, nel tempo diventata Minturno, provincia di Latina. Vinse l'oro nella sciabola maestri a squadre con 7 successi in 7 assalti. Una medaglia tormentata. Il Coni l'ha riconosciuta fino al 1975, poi la cancellò ritenendola una gara per professionisti, e dunque non olimpica, per poi reintegrare a tutti gli effetti il risultato. Conte, nel frattempo, non c'era più: dopo aver sposato la cameriera che gli aveva salvato la vita quando qualcuno provò ad avvelenarlo, lasciò la sua eredità di 300 milioni di lire all'ospedale della sua città. Poi sono venuti Tullio Bozza, scomparso a 31 anni dopo una relazione con la scrittrice Sibilla Aleramo, Anselmi (un oro e due argenti), Cuomo (un oro e un bronzo), Meglio (un oro, un argento, un bronzo), Cavaliere (bronzo), Romano (argento), Raffaello Caserta (bronzo), tutti sul podio ai Giochi, nessuno nella gara individuale, fino al salernitano Pastore e a Gigi Tarantino, argento ad Atene, dove si fermarono in finale davanti alla Francia: 45-42 la sconfitta, tre stoccate di differenza. Nella sciabola individuale, come Occhiuzzi, ci prova Gigi Tarantino, napoletano di Ottaviano che alla sua quarta Olimpiade, con due podii a squadre alle spalle (bronzo nel '96), conserva il talento da numero uno che lo portò a diventare campione del mondo nel '98 ma pure il rimpianto di non essere mai arrivato fra i primi otto ai Giochi nella gara singola: eliminato dall' ucraino Gutzait ad Atlanta, dal rumeno Gaureanu a Sydney, e ad Atene da Tretiak, altro ucraino. Nessun fuoriclasse insuperabile. Spiegazione? «Le Olimpiadi - raccontava tempo fa - mi fanno diventare un altro». Si emoziona, lui che è sfrontato fino al punto di aver posato nudo per un calendario. Quattro anni fa fece ricorso alla musicoterapia con uno psicologo. Ora che arriva da una stagione strepitosa, la spinta in più può essere l'età. A Londra, nel 2012, avrebbe 41 anni. Meglio non rimandare ancora.
(Repubblica Napoli, 21 luglio 2008)
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