martedì 22 luglio 2008

I ragazzi del dopo Abbagnale


L'ultimo Abbagnale fu Agostino, medaglia d'oro a Sydney otto anni fa, e a otto di distanza dalla prima vinta ad Atlanta. Il prossimo Abbagnale ai Giochi può essere Vincenzo, primogenito di Giuseppe, e con lo stesso nome del nonno. E' già campione fra i cadetti e i ragazzi: se brucia le tappe può farcela per Londra 2012. E in mezzo ci sono loro cinque, che erano ad Atene - in quattro addirittura sul podio - e ci sono pure stavolta, a Pechino, col vecchio peso della solita eredità pesante, quel cognome stabiese sinonimo di trionfi, Abbagnale, dall'oro di Los Angeles all'argento di Barcellona. Se Raffaello Leonardo è in Cina con una canottiera azzurra addosso, un po' lo deve a loro, al boom che l'esplosione degli Abbagnale portò nel piccolo mondo del remo napoletano.



E' la quinta Olimpiade della sua carriera, questa, a 35 anni: era sull'otto a Sydney e a Barcellona, era sul 4 senza ad Atlanta e ad Atene, i Giochi del risarcimento personale, con la medaglia di bronzo aggiunta a una bacheca già piena di due titoli mondiali. Leonardo veniva dalla delusione di Atlanta, quando la corsa verso il podio si sgonfiò negli ultimi 200 metri. Il bronzo in Grecia gli è costato 50 euro per una scommessa col ct La Mura: non pensava che la barca sarebbe andata così lontano. In fondo le cose belle, a Leonardo, capitano quando non le aspetta. Al canottaggio è arrivato con un malinteso. «Ero un liceale, quando fuori scuola si presenta l' allenatore del Posillipo d' allora, Mimmo Perna, a caccia di ragazzi da arruolare». Leonardo si vede consegnare un volantino e per poco non prende l' allenatore per un molestatore di adolescenti. Sulla stessa barca di Leonardo, ad Atene, c'era Dario Dentale, 26 anni, uno dei ragazzi più alti di Castellammare, due argenti mondiali con l'otto. Per i suoi due metri e tre centimetri hanno dovuto costruire dei remi su misura. Ora voga per l'Aniene, portando in barca la sua passione per i libri e per l'arte. Parte come riserva. Stabiesi pure loro, e pure loro reduci da un bronzo nel 4 senza, ma tra i pesi leggeri, sono Salvatore Amitrano, 33 anni, e Catello Amarante, che ne ha 29, finanziere, sul punto di smettere sei anni fa: dovette intervenire La Mura per spingerlo ad andare avanti. Tutt'e due si accasciarono per la fatica sulla barca, dopo il bronzo soffiato all'Olanda per 5 centesimi. «Non facciamo diventare una sconfitta questa medaglia», fu la preghiera di Catello. Il quinto della banda è Giuseppe De Vita, napoletano di Soccavo, figlio di un bancario che era stato attaccante dell'Internapoli. Papà Pasquale lo spingeva verso il pallone. «Io inventavo scuse per non andare». Finché un giorno in un'altra filiale della banca non va a lavorare Giuseppe Abbagnale. «Mi portava i suoi autografi a casa». Colpo di fulmine. Quasi pari a quello per la chitarra elettrica, la grande passione di Giuseppe. Al punto che se la porta dietro anche in ritiro. Il cavallo di battaglia sono i Led Zeppelin e "Starway to Heaven". La scala per il paradiso, e vediamo se la scala spunta a Pechino.

(Repubblica Napoli,  21 luglio 2008)

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