mercoledì 25 febbraio 2015

Il signor Malaussène gioca in difesa

regini C’è una vecchia bugia passata di moda. “Si vince e si perde in undici”. Uno stopper lisciava la palla di testa, la buttava con uno svirgolone dentro la propria porta e poteva comunque tornarsene a casa felice, confortato dall'ipocrisia con cui il suo allenatore copriva il misfatto. Gli autogol di Comunardo Niccolai non sono stati mai un problema. “Si vince e si perde in undici”. Ecco. Non più. Dimenticatelo.
Prepariamoci a cancellare tutto questo, se in una sola sera - dentro la stessa partita - un allenatore dice di non poterne più degli errori di un difensore e l’altro mette le mani al collo al suo. Genoa-Samp certifica la nascita di un principio: non tutte le colpe sono eguali.
 
Quel disgraziato di Roncaglia la combina grossa. Tiene il pallone fra i piedi e dà l’idea di volersene prendere cura, se lo guarda, si fa scrupolo di dargli un calcione e gettarlo via, lontano. Gol per la Samp. Così il flemmatico Gasperini, che pure da ragazzo giocava nel Pescara di Galeone, dove certe raffinatezze venivano incoraggiate, non la prende bene. “Roncaglia deve smetterla, certi errori mi hanno stufato. I difensori non si comportano così. Abbiamo perso due punti per colpa sua”. Bum. Mihajlovic, per natura assai meno british, dopo un po’ la metterà sul piano fisico con Regini, colpevole di aver concesso al Genoa un calcio di punizione (e il quasi gol) in pieno recupero. “Non è ammissibile, ma credo che in futuro Regini non sbaglierà più”. Avrà imparato la lezione, intende, riaffermando la supremazia dell'azione sul verbo.
roncag Tra football e basket, in America non hanno smesso di credere alla massima secondo cui l’attacco fa vendere i biglietti e la difesa fa vincere le partite. In fondo era uno dei pilastri filosofici anche del nostro calcio. Ma da quando non abbiamo più Cannavaro Nesta e Maldini, quella prospettiva l’abbiamo ribaltata. La difesa? Le partite te le fa perdere. Si sa come va a finire. È stata tua la colpa, e allora adesso che vuoi. Colpa tua, maledetto difensore. Non hai marcato, non hai spazzato, non hai anticipato. Per salvare se stessi, le proprie idee, la maniera con cui hanno preparato la partita, gli allenatori hanno introdotto da un po’ il concetto della sconfitta “per un errore dei singoli”. Meglio se il singolo è un difensore. È più semplice da dimostrare. Come nel caso di Roncaglia. Certo che sbaglia, chi dice di no, però succede al minuto 18, quando tempo per riprendersi i due punti ce n’è ancora tanto. Settantadue minuti più recupero. Eppure finisce che l’errore di Roncaglia pesa più di quello di Kucka, che sotto la porta della Samp al 49’ del secondo tempo non inquadra la porta e spara in cielo la palla della vittoria. Tu, attaccante, mangiati pure l’impossibile al 94’. Noi ce ne dimenticheremo. Calloni oggi non sarebbe più lo sciagurato Egidio. Malaussène esiste e gioca in difesa. Del resto, da un terzino d’oggi che altro ti vuoi aspettare. Ranocchia lascia via libera a Higuaìn su una rimessa laterale in Coppa Italia? Ha perso lui. “Non si può prendere un gol così, siamo dei polli” (Mancini).



Bonucci, dopo ogni gol segnato, sente il bisogno di vendicarsi con quel gesto lì, sciacquatevi la bocca, vediamo se parlate male di me. Con una certa chiarezza Mazzarri fece sapere che “Juan Jesus fra un anno, continuando a giocare con continuità, potrebbe diventare uno dei più forti difensori d’Europa”. Potrebbe. Fra un anno. Chi lo sa. Con i difensori ci si permette di essere franchi e sinceri fino alla perfidia. Il Chelsea cede David Luiz al Psg e Mourinho dichiara che “ci mancherà come persona, non come difensore”. A Bielsa domandano perché non mandi mai in campo Doria, arrivato dal Brasile con la fama del nuovo Thiago Silva, e lui risponde: “Non l’ho voluto io a Marsiglia. Decido io chi far giocare”. Quanto a Guardiola, la sua crudeltà sulla categoria si esercita in campo, dove continua a sottrarre difensori puri, avanza terzini a centrocampo (Lahm e Alaba) e dove un giorno realizzerà il sogno di giocare con l’1-1-8. Se non altro Zeman, che allo stalking sui difensori ha dedicato una carriera, s’è sempre aspettato con coerenza che le sue squadre segnassero almeno un gol in più degli avversari. Le sue sconfitte, su un piano ideologico, sono sempre e innanzitutto responsabilità di un attacco insufficiente. E allora chi ha capito come vanno le cose è Salvatore Aronica. Quando cominciò a girare la voce che Mazzarri volesse portarlo con sé anche all’Inter, rimise tutto al suo posto in un istante: “Certo, gli farei comodo. Così avrebbe un capro espiatorio”.

(la Repubblica, 24 febbraio 2015)

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