
Prepariamoci a cancellare tutto questo, se in una sola sera - dentro la stessa partita - un allenatore dice di non poterne più degli errori di un difensore e l’altro mette le mani al collo al suo. Genoa-Samp certifica la nascita di un principio: non tutte le colpe sono eguali.
Quel disgraziato di Roncaglia la combina grossa. Tiene il pallone fra i piedi e dà l’idea di volersene prendere cura, se lo guarda, si fa scrupolo di dargli un calcione e gettarlo via, lontano. Gol per la Samp. Così il flemmatico Gasperini, che pure da ragazzo giocava nel Pescara di Galeone, dove certe raffinatezze venivano incoraggiate, non la prende bene. “Roncaglia deve smetterla, certi errori mi hanno stufato. I difensori non si comportano così. Abbiamo perso due punti per colpa sua”. Bum. Mihajlovic, per natura assai meno british, dopo un po’ la metterà sul piano fisico con Regini, colpevole di aver concesso al Genoa un calcio di punizione (e il quasi gol) in pieno recupero. “Non è ammissibile, ma credo che in futuro Regini non sbaglierà più”. Avrà imparato la lezione, intende, riaffermando la supremazia dell'azione sul verbo.

Bonucci, dopo ogni gol segnato, sente il bisogno di vendicarsi con quel gesto lì, sciacquatevi la bocca, vediamo se parlate male di me. Con una certa chiarezza Mazzarri fece sapere che “Juan Jesus fra un anno, continuando a giocare con continuità, potrebbe diventare uno dei più forti difensori d’Europa”. Potrebbe. Fra un anno. Chi lo sa. Con i difensori ci si permette di essere franchi e sinceri fino alla perfidia. Il Chelsea cede David Luiz al Psg e Mourinho dichiara che “ci mancherà come persona, non come difensore”. A Bielsa domandano perché non mandi mai in campo Doria, arrivato dal Brasile con la fama del nuovo Thiago Silva, e lui risponde: “Non l’ho voluto io a Marsiglia. Decido io chi far giocare”. Quanto a Guardiola, la sua crudeltà sulla categoria si esercita in campo, dove continua a sottrarre difensori puri, avanza terzini a centrocampo (Lahm e Alaba) e dove un giorno realizzerà il sogno di giocare con l’1-1-8. Se non altro Zeman, che allo stalking sui difensori ha dedicato una carriera, s’è sempre aspettato con coerenza che le sue squadre segnassero almeno un gol in più degli avversari. Le sue sconfitte, su un piano ideologico, sono sempre e innanzitutto responsabilità di un attacco insufficiente. E allora chi ha capito come vanno le cose è Salvatore Aronica. Quando cominciò a girare la voce che Mazzarri volesse portarlo con sé anche all’Inter, rimise tutto al suo posto in un istante: “Certo, gli farei comodo. Così avrebbe un capro espiatorio”.
(la Repubblica, 24 febbraio 2015)
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