martedì 1 aprile 2014

Pensieri a casaccio su Lo Sceicco Bianco di Fellini


Una volta Tele+ aveva i cicli. Non c’era un film di Fellini, c’erano tutti i Fellini. Se una sera guardavi Lo Sceicco Bianco, la sera dopo c’erano I Vitelloni, e poi La Strada, e poi tutto il resto. Li programmavano anche in ordine cronologico, ma forse sto mitizzando, non lo so.

Wanda Giardino in Cavalli, il personaggio della sposina, è così ingenuo da indurre a credere che oggi non avrebbe senso, oggi che i social network e la rete arrivano anche negli angoli inimmaginabili del più sperduto paesino italiano. Falso. La grandezza dello Sceicco Bianco sta nell’attualità di un personaggio che profuma di antico. Renderla meno ingenua e più consapevole di quel che fa, toglierebbe energia al film.

La sceneggiatura è un congegno di quelli teorizzati da Syd Field, direbbe il mio maestro Corrado Morra. Speriamo che prima o poi tenga un corso su Lo Sceicco Bianco.

Cioè. Pensandoci ancora meglio. Bambola Appassionata che cos’è, se non un perfetto nickname dietro il quale si può fantasticare chattando? E poi il modo in cui Fellini la fa parlare. “La vera vita è quella del sogno, ma a volte il sogno è un baratro fatale”.

In Fernando Rivoli ci sono tutte le sfumature di Alberto Sordi. Seduttore, casereccio, cialtrone e lamentoso.


Non è possibile che Federico Fellini volesse fare il giornalista. Voglio capire chi gli aveva messo in testa quest’idea.

Che poi Alberto Sordi è rimasto per tutta la sua carriera Fernando Rivoli. Seduttore, casereccio, cialtrone e lamentoso.

Le fabbriche dei sogni, crudeli erano e crudeli sono rimaste. Sono aumentate. Che le persone siano semplici o no.

Un perfetto Sceicco Bianco oggi sarebbe Valerio Mastandrea. Con i suoi toni, ma perfetto.

Il rapporto tra il marito provincialotto ma con delle pretese e la moglie sventata, in un dialogo. "Il papa ci dirà qualcosa?". "Non credo, casomai parlo io".

Secondo Morandini (tre stelline e mezzo su cinque) il film è una irridente parata di mediocri. Però c'è tanta umanità anche verso i più maltrattati.

In via Albalonga, dove Fellini abitava appena si trasferì a Roma, c’è il tiramisù più famoso della città. Da Pompi. Sopravvalutato. O forse è solo che mi manca quello di mia madre.

Se oggi in un film italiano una prostituta, in piena notte, chiedesse a un mangiatore di fuoco di farle vedere il suo numero migliore, staremmo tutti in fila per tre su Facebook a scrivere Madonna che assurdità.

Leopoldo Trieste era il Carlo Buccirosso degli anni Cinquanta.

Meno male che non c’era Facebook ai tempi di Fellini.

L’Unità, era il 1952, scrisse che la scena notturna era il punto debole del film, rivelava “un deteriore gusto letterario, un tentativo di addolcire con miele patetico tutto il resto”.

Nino Rota fa già pienamente Nino Rota. Il tema è questo.


Brunella Bovo (nel ruolo di Wanda Cavalli) è il primo personaggio femminile di Fellini. Credo che lei abbia smesso prestissimo di recitare. Secondo la scheda Imdb a 36 anni. Oggi ne ha 82. Sarebbe bello sentire la sua voce.

Brancati e Flaiano. Questi furono i riferimenti che l’Unità colse nel film. Insomma, a Fellini rimproverarono di essere stato troppo buono, di non aver spinto la satira fino in fondo su Ivan Cavalli, “un fascista cattolico pieno di assurdi miti”. Oggi la satira pare potentissima. Forse più di allora.

Difficile trovare un’attrice oggi per Wanda Cavalli. Un esperimento: dare il ruolo ad Arisa.

Il punto vero è: chi scriverebbe o dirigerebbe oggi un film come Lo Sceicco Bianco. C’è qualcosa dei temi cari a Virzì, qualcosa dei temi cari a Ozpetek.

Nel '52 incassò pochissimo: 33 milioni di lire. Per dire: Fabiola di Blasetti, quattro anni prima, ne aveva incassati poco oltre 500. Certe volte i film di Rossellini incassavano anche meno.

Il film è un capolavoro, capolavoro acerboanche se quando uscirono dai cinema all’epoca probabilmente dissero, Carino, divertente.

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