lunedì 24 dicembre 2012
Baglioni, ovvero di cosa sono fatti i cantautori
venerdì 21 dicembre 2012
Lavezzi, il petrolio e il cinema
- Mmm....
- Ma adesso riapre il calciomercato, vero?
- Sì. Tra un po'.
- E il Napoli non può riprendersi Lavezzi?
- Oddiosanto, piccolo: tu e Lavezzi.
- Eeeeeh, pa'...
- No, non può. Il Napoli non può.
- Perché?
- Cioè. Può. Potrebbe. Ma non può.
- Non ho capito.
giovedì 20 dicembre 2012
Rileggere Brera
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martedì 11 dicembre 2012
Dal titanic alla strada
C'erano le stelle e i capelli nella notte nera che Francesco De Gregori cantava trent'anni fa a bordo del suo Titanic: 1982, le parole più usate nel cd d'allora sono quelle nella figura in alto a sinistra. "Può" dava il senso di un'ultima drammatica speranza, "chissà" raccontava l'incertezza e lo smarrimento degli anni Ottanta.
Poi è venuto il sangue, dieci anni dopo, ed era il disco chiamato beffardamente Canzoni d'amore (le parole più usate sono quelle in alto a destra). Povero me, povero me: il lamento che dominava il tutto, in mezzo alla familiarissima pioggia e con l'accompagnamento di un'implorazione a un Bellamore.
Oggi, a vent'anni dal '92 e a trenta dal Titanic, nelle parole più usate da Francesco De Gregori per il suo nuovo disco (la nuvola in basso nella figura), è tornata la notte che già faceva paura nel 1982. Ma almeno c'è una strada, e la dobbiamo guardare.
Poi è venuto il sangue, dieci anni dopo, ed era il disco chiamato beffardamente Canzoni d'amore (le parole più usate sono quelle in alto a destra). Povero me, povero me: il lamento che dominava il tutto, in mezzo alla familiarissima pioggia e con l'accompagnamento di un'implorazione a un Bellamore.
Oggi, a vent'anni dal '92 e a trenta dal Titanic, nelle parole più usate da Francesco De Gregori per il suo nuovo disco (la nuvola in basso nella figura), è tornata la notte che già faceva paura nel 1982. Ma almeno c'è una strada, e la dobbiamo guardare.
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