C'erano le stelle e i capelli nella notte nera che Francesco De Gregori cantava trent'anni fa a bordo del suo Titanic: 1982, le parole più usate nel cd d'allora sono quelle nella figura in alto a sinistra. "Può" dava il senso di un'ultima drammatica speranza, "chissà" raccontava l'incertezza e lo smarrimento degli anni Ottanta.
Poi è venuto il sangue, dieci anni dopo, ed era il disco chiamato beffardamente Canzoni d'amore (le parole più usate sono quelle in alto a destra). Povero me, povero me: il lamento che dominava il tutto, in mezzo alla familiarissima pioggia e con l'accompagnamento di un'implorazione a un Bellamore.
Oggi, a vent'anni dal '92 e a trenta dal Titanic, nelle parole più usate da Francesco De Gregori per il suo nuovo disco (la nuvola in basso nella figura), è tornata la notte che già faceva paura nel 1982. Ma almeno c'è una strada, e la dobbiamo guardare.
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