lunedì 12 marzo 2012

Il calcio beat di Kerouac


Oggi Jack Kerouac avrebbe compiuto 90 anni, lui che aveva giocato a football, e che amava il calcio.

Eppure a volte Tangeri era indescrivibilmente noiosa, senza vibrazioni, allora camminavo per due o tre chilometri sulla spiaggia tra i vecchi pescatori che tiravano ritmicamente le reti lì sulla battigia divisi in gruppi canori, accompagnandosi con una vecchia canzone, lasciando i pesci a dibattersi sulla spiaggia, e qualche volta guardavo le eccezionali partite di calcio sulla sabbia di matti ragazzini arabi alcuni dei quali segnavano gol con colpi di testa all'indietro applauditi da un gruppo di bambini. 
(da L'ultimo vagabondo americano)

Un breve passo di montagna ci portò all'improvviso a una cima dalla quale si vedeva tutta Città del Messico adagiata nel suo cratere vulcanico. Vomitava fumi e vapori nelle prime luci del crepuscolo. Filammo giù e imboccammo l'Insurgentes Boulevard, dritti verso il cuore della città, il Reforma Boulevard. I bambini giocavano a calcio negli enormi campi tristi e alzavano la polvere. I taxisti ci superavano e volevano sapere se cercavamo ragazze. 
(da Sulla strada)

Mentre io me ne stavo seduto tutto il tempo a gingillarmi con il mio diario, l'ippodromo, l'hockey, le tragiche partite di calcio della domenica pomeriggio sul biliardino portatile dove avevo tracciato i segni con il gesso... padre e figlio impegnati in giochi diversi, i giochi sono meno amichevoli quando si diventa adulti - giocavo le mie partite di calcio con la stessa serietà degli angeli - non avevamo molto tempo per parlarci.
(da La leggenda di Duluoz)

Japhy era parecchio più avanti di me adesso, mi aveva lasciato le noccioline e l'uvetta, con una sorta di malinconica solennità aveva deciso di correre ora fino alla cima anche a costo di morire. Non si fermava più. La distanza aumentò fino a diventare uno sterminato campo di calcio, lui era cento metri più oltre rispetto a me, e diventava sempre più piccolo.
(da I vagabondi del Dharma)

Nell'annuario dell'Horace Mann del 1940 Eddie il pigmeo dell'Horace è descritto come "veloce e intelligente" centrocampista della squadra di calcio dell'università - e te lo vedi davanti in una foto di lui in mezzo alla squadra, riccioli arruffati e l'espressione piegata in un ghigno. 
(da Bella bionda)

John Golz, il bravo giovane scrittore che abitava al piano di sotto aveva giocato a pallone coi ragazzini del vicolo tutto il giorno, e un pallone era rimasto nell'ingresso, Mardou lo aveva preso (ubriaca) e ci ballava attorno, lo tirava, lo spingeva, lo lanciava in aria, con mosse interpretative di danza e diceva qualcosa che non soltanto mi fece temere della sua pazzia, della sua insania tipo manicomio, ma mi ferì profondamente il cuore, e così profondamente che lei dunque non poteva essere pazza, se mi comunicava una cosa così esattamente, col suo preciso "Ora vattene che ho il pallone". "Come sarebbe a dire?" (Io, ubriaco, sul pavimento sporco). "Ora ho questo pallone - non ho più bisogno di te - addio - vattene - lasciami sola", frase che anche se lei era ubriaca mi appesantì come il piombo e restai lì, sul pavimento, dove dormii un'ora mentre lei giocava col pallone. 
(da I sotterranei)

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