giovedì 16 ottobre 2014

Roma sul ring

Chiedi cos'era la boxe. Palazzetti pieni, serate in tv, passione popolare. Il secondo sport d'Italia accanto al ciclismo e dietro il calcio. Non era molto tempo fa. Chiedi cos'era la boxe e perché non c'è più, sparita, inghiottita in un buco nero senza campioni, implosa sotto il peso delle sue infinite sigle che hanno confuso e allontanato la gente. Quando eravamo pugili. Tutti lo eravamo un po', soltanto con lo sguardo, con il tifo, e benissimo lo racconta adesso Luigi Panella nel suo "Roma sul ring. Un secolo di boxe nella Capitale" (Ultra Sport, 187 pagine, 15 euro). Il Palaeur, l'Olimpico, piazza di Siena e il Foro Italico, il teatro Jovinelli e i cinema in cui bastava montare una pedana e delle corde per mettere in piedi una magia: si chiamava noble art, adesso ne vediamo la polvere. Un viaggio documentato ed emotivo fra le storie dei match combattuti a Roma e i suoi mille personaggi, piccoli eroi ordinari amati dalla città e grandi fenomeni venuti da lontano, su una mappa che attraversa Caracalla, il teatro Adriano, la palestra Borgo Patri. Da "Arci Mòre" a Monzòn, dall'Olimpiade di Cassius Clay ai trenta combattimenti di Nino Benvenuti, giunto la prima volta nel '54 per il campionato nazionale novizi. 

"Allora la città - racconta Benvenuti - era completamente diversa, più tranquilla, a misura d'uomo. Una specie di enorme paese, nel senso buono del termine, molto "provinciale", nella quale la gente prediligeva e cercava quasi con spontaneità il contatto umano, dove salutare gli altri veniva quasi naturale".
Attraverso lo sguardo di Romoletto, ragazzetto fanatico dell'"uppercutte" e del colpo che te manda "grogge", il libro attraversa generazioni di campioni e di tifosi. Di questo alla fine si tratta, di nostalgia, amore e nostalgia per questo sport e per Roma, fotografata nella sua lingua livida e nella sua natura sfacciata. Ogni ritratto di pugile non è mai soltanto aneddoto e prodezza, anzi, è potente la cornice, il contesto, il disegno del mondo che gira intorno ai pugni, una narrazione che ha il sapore di un piatto di gulash, dove uno accanto all'altro si possono incontrare Nicoletta Orsomando e Gatto Silvestro, Gadda e Carlo Croccolo, dove si passa dal matrimonio di Tyrone Power alle canzoni di Califano. C'è il profumo dei guantoni e c'è il tanfo del sudore, non solo Carnera e Nàpoles, ma gli invisibili. Si passeggia nella Garbatella di Mario Bianchini detto "er Faciolo" e nella San Basilio di Davide "Bucetto" Petrucci, fra la San Giovanni di Alvaro Cerasani detto "er Palletta" e la Torpignattara di Emanuele "Ruspa" Della Rosa. Si scopre che ancora oggi a Roma ci sono ring di destra e ring di sinistra. Il libro offre pagine piene di slancio quando celebra notti da Mondiali (i fazzoletti sventolati per Mario D'Agata all'Olimpico) ma soprattutto quando racconta le storie rimaste fra le pieghe, come la sera del 16 maggio '68, il derby dei pugni al Palazzetto fra Enzo Pulcrano e Giannetto Zampieri. Quel Pulcrano che ha una faccia da cinema, e infatti il cinema va a rubarselo: reciterà con Tomas Milian e Klaus Kinski. Era la boxe, dov'è finita.
(Repubblica, 15 ottobre 2014)

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