lunedì 27 ottobre 2014

Napoli e i luoghi di Eduardo

ritratto di Eduardo (Tullio Pericoli)
LA CASA NATALE
È UN mistero da sciogliere. Quartiere Chiaia, dove a inizio ‘900 s'incrociavano Benedetto Croce e Giustino Fortunato, oggi la zona de "i baretti", un groviglio di stradine in cui si celebra la movida dei rampolli della borghesia. Un indirizzo certo manca. Nella biografia firmata da Federico Frascani (Guida, 1974) si cita via Bausan, corridoio verso la Villa comunale. Ma al civico 13 si rintraccia solo la finestra di un palazzone. Pietro Di Domenico, corniciaio, erede di tre generazioni di artigiani, nella sua bottega di fronte ignora l'eventualità. «Sapevo al 28», dice. Ma al 28 all'epoca doveva esserci una scuola. Il vicolo si industria nelle ricerche: «Dove sta ‘a casa d'Eduardo? Dotto', ma Eduardo è mmuorto…». Nella autobiografia di Peppino si fa invece riferimento a un appartamento nella strada parallela, in via Ascensione, al numero 3. Un portone anonimo. Semmai la sorpresa è un centinaio di metri più avanti, al civico 8, dove una targa ricorda la nascita di Peppino. Eduardo? Nulla.

LA CASA DEL PADRE
La residenza di Eduardo Scarpetta, padre naturale di De Filippo, non è distante. Via Vittoria Colonna 4, da lì ogni giorno un cuoco portava il pranzo alla seconda famiglia. Racconta Maria Basile, attrice, moglie di Mario Scarpetta, pronipote del capostipite. «Ho l'impressione che non ci sia consapevolezza che questo sia un posto speciale». Nell'atrio tre statue: rappresentano i personaggi della commedia Na Santarella, con i cui proventi fu costruito il palazzo. Il suo appartamento era il solo con la balconata. Al primo piano, in una casa laterale, un affresco al soffitto ritrae il padre di Eduardo con Pulcinella e Arlecchino. I nuovi proprietari, residenti lì da un paio d'anni, aprono la porta di casa a chi vuole vederlo.

IL COLLEGIO
Quartiere Sanità. A undici anni Eduardo frequentava l'istituto del professor Alfonso Chierchia. Era accaduto che Titina fosse stata scritturata stabilmente dalla compagnia Scarpetta, mamma Luisella lasciò gli altri figli in collegio per seguirla. Via Misericordiella 26. Giorgio Angelo, nella sua enoteca, indica una possibile testimone in Raffaelina Di Manzo, novantuno anni, per settanta al suo posto nella frutteria del vicolo. Ricorda frati e monaci del collegio. Due ottantenni azzardano: «Andava a sentire i comizi in piazza Cavour». Al posto del collegio oggi c'è una palestra. Dall'istituto Eduardo riuscì a scappare dopo diversi tentativi: spiò le abitudini dell'accompagnatore e fuggì a bordo di un tram.

LA CULLA DEI CAPOLAVORI
Due chilometri in salita, tornanti, un'ottantina di scalini. Parco Grifeo 53 è incastrato in uno spuntone di roccia. Nel ‘44 Eduardo compra casa, qui mette al mondo due delle sue battute più note: "Adda passà ‘a nuttata" ( Napoli milionaria) e "'E figlie so' ffiglie" ( Filumena Marturano). Compone Questi fantasmi!. La signora Franzoni, novantasei anni a dicembre, riferisce che a piano terra, nel primo appartamento lungo il corridoio, sulla destra, «Eduardo viveva con una donna e un vecchietto». La prima lettura di Filumena , ad amici intimi, si tenne qui, nella casa oggi abitata dall'architetto Lorenzo Capobianco. Sua madre, la signora Mirella, ricorda che negli anni ‘70 il sindaco comunista Valenzi, amico di Eduardo, voleva sistemare almeno una targa. Non se ne fece nulla. Nel palazzo pare che girasse una maldicenza: che a scrivere le commedie fosse il misterioso vecchietto. Storia a suo modo eduardiana.

IL VICOLO DI FILUMENA MARTURANO
"Dove non c'è luce a mezzogiorno". Era la descrizione del vico san Liborio nel ‘46, ai piedi dei Quartieri spagnoli, dove Eduardo colloca la casa della sua Filumena. Molti bassi sono stati ristrutturati con il progetto di riqualificazione Urban. Per il popolo del vicolo, Filumena non è mai stata fantasia. Esisteva davvero. Ne è certa donna Antonietta Musella, seduta in strada al basso numero 85. «Era ‘na guagliona di diciassette anni. La commedia racconta la sua storia vera. Sentite a me: durante la guerra, la figlia era ammalata, allora lei faceva la borsa nera…». Poco importa che si stia confondendo con la trama di Napoli Milionaria. Il vicolo ha deciso: «Lei abitava là». All'80. Un deposito quasi sempre chiuso. Sul fianco sinistro un'edicola votiva vuota. «Era qui che Filumena veniva a pregare la Madonna delle Rose». Panni stesi, la luce a mezzogiorno non è aumentata. I bassi sono in affitto fra i 200 e i 500 euro al mese. L'insegna della sezione Lenin dei Comunisti italiani si mescola a quelle di un centro estetico, un discount di cingalesi, l'Azione cattolica. Nessuna targa. La casa di Montalbano in Sicilia e il balcone di Giulietta a Verona sono calamite per turisti.

ISTITUTO MINORILE FILANGIERI
Eduardo aveva a cuore i piccoli detenuti, i ragazzi finiti fuori strada. A salita Pontecorvo 44, nel complesso di san Francesco delle Cappuccinelle, andava in visita a parlare di vita e di teatro. Da senatore si batté per la ristrutturazione dell'edificio, oggi abbandonato. L'eredità della lezione di Eduardo è raccolta ai piedi della scalinata dalla scuola "Foscolo-Oberdan": progetti per la legalità. Dice il vice preside Antonio Curto: «Vorrei essere un muratore, costruisce una parete e la vede finita. Noi educatori raramente sappiamo cosa diventeranno i nostri ragazzi, se fra vent'anni saranno o no un muro dritto».

IL SUO TEATRO
L'unico punto di Napoli pieno di Eduardo è questo, nella piazzetta che porta il suo nome, davanti al teatro San Ferdinando che comprò nel ‘48 e nel quale per anni investì i suoi guadagni. Chiuso negli anni ‘80, oggi è di proprietà del Comune, sede dello Stabile di Napoli. Jorit Agoch, ventiquattro anni, graffitaro apprezzato anche all'estero, in nove giorni ha riprodotto cinque primi piani di Eduardo sulle saracinesche, usando bombolette spray. Sono quattro dei volti tratti dalle commedie più amate, spiega Jorit, più il volto di Eduardo uomo. La mano del popolo, ancora una volta.


(la Repubblica, 26 ottobre 2014)

Nessun commento: