Anche per questo è affascinato dalle palline bianche di Wimbledon, dalle tenute candide dei campioni. Il ritmo delle palline sul campo non segna solo la scansione del gioco ma è un metronomo della mente di Warren, perché lo porta per la prima volta a dover considerare il numero Due. Fino ad allora Warren non sapeva andare oltre se stesso. Era Uno, per tanti motivi: perché il padre lo aveva abbandonato, perché la madre non la capiva, perché a scuola non si trovava bene.
C'è un prima e dopo quella partita nella vita di Warren. Il prima è fatto di giochi e pensieri solitari. Colleziona parole desuete, ha una propensione speciale per gli anagrammi. Sono giochi linguistici ma lo proteggono dalla durezza del mondo, costituiscono il suo rifugio. Il dopo, quello che succede dopo quel 5 luglio, è un nuovo modo di stare al mondo, che include gli abbracci, l'amicizia, il sorriso. Il tennis ha funzionato come terapia perché ha insegnato a Warren che si può sbagliare: «È un gioco che ha previsto la possibilità di sbagliare addirittura nel regolamento. L'errore è una circostanza. Il tennis è come Geppetto che ricostruisce a Pinocchio le gambe consumate dal fuoco». D'altra parte se perfino McEnroe sbaglia la battuta iniziale, perché non dovrebbe essere consentito qualche inciampo ad un comune mortale? Un romanzo di formazione in cui lo sport veicola un viaggio interiore: è il corpo che si fa mente.
(Raffaella De Santis, Repubblica, 17 ottobre 2014)
C'è un prima e dopo quella partita nella vita di Warren. Il prima è fatto di giochi e pensieri solitari. Colleziona parole desuete, ha una propensione speciale per gli anagrammi. Sono giochi linguistici ma lo proteggono dalla durezza del mondo, costituiscono il suo rifugio. Il dopo, quello che succede dopo quel 5 luglio, è un nuovo modo di stare al mondo, che include gli abbracci, l'amicizia, il sorriso. Il tennis ha funzionato come terapia perché ha insegnato a Warren che si può sbagliare: «È un gioco che ha previsto la possibilità di sbagliare addirittura nel regolamento. L'errore è una circostanza. Il tennis è come Geppetto che ricostruisce a Pinocchio le gambe consumate dal fuoco». D'altra parte se perfino McEnroe sbaglia la battuta iniziale, perché non dovrebbe essere consentito qualche inciampo ad un comune mortale? Un romanzo di formazione in cui lo sport veicola un viaggio interiore: è il corpo che si fa mente.
(Raffaella De Santis, Repubblica, 17 ottobre 2014)
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