Il mio nuovo garagista, nel senso che ho un nuovo garage, non che sia venuto un nuovo custode nel vecchio garage; ecco, il mio nuovo garagista in genere se ne sta seduto all'aperto, all'ingresso, su una piccola sedia in legno, prima della discesa. E' un uomo sulla settantina, si chiama Ferdinando, romano mi dice, ma con un accento neutro, anche se a me viene di chiamarlo come se fossimo a Napoli. Non per posa ma per istinto, forse perché sfoggia una faccia molto compatibile con tutto questo. Se ve lo volete immaginare, dovete pensare a James Cagney. Uno James Cagney con gli occhialini parcheggiati proprio sulla punta del naso.
Come andiamo don Ferdinando?, e lui risponde con due parole che non cambia mai.
"Tutto procede" dice.
Sempre uguale.
"Tutto procede".
Una specie di Eraclito, a modo suo, straordinario nella scelta di un verbo tanto dinamico a fronte di questa sua posa statica, di questo suo esercizio inerte a guardia di una platea di macchina e di moto ferme, laggiù, immobili, alla fine della discesa.
"Tutto procede". Anche senza di noi.
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