lunedì 3 giugno 2013

Che cos'è il Dolby Atmos


Ora che ce ne stiamo seduti in poltrona e chiudiamo gli occhi, e sobbalziamo quando dallo schermo un oggetto pare arrivarci addosso, ecco, proprio ora, prepariamoci. Perché non abbiamo ancora visto niente. Anzi, non abbiamo ancora sentito niente. Una volta abituato lo sguardo al 3D, adesso toccherà all'udito. Un'immersione totale nel suono, come fasciati, circondati: è questa la prossima svolta che il cinema sta per imporre. Il nuovo giocattolino dei registi, la prossima frontiera di cui non si riuscirà a fare a meno: così come si fanno film pensando, anche in fase di sceneggiatura, che saranno visti con gli occhialini, si è iniziato anche ad adeguare storie e scene alle potenziale del superaudio. «Una tecnologia che regala un'esperienza che un regista come me ha sempre desiderato vivere», parola di Peter Jackson, l'uomo che ha firmato la trilogia del Signore degli anelli. Lo chiamano il 3D del sonoro, il suo nome ufficiale è Dolby Atmos: non un'evoluzione del mondo che conosciamo, ma una vera rivoluzione. 

Una tecnologia di trasmissione digitale del sonoro in grado di supportare fino a 128 tracce differenti. Le sale più avanzate d'Italia oggi propongono il sistema 7.1, in sostanza una configurazione di otto canali nella quale i diffusori surround sono piazzati ai lati destro e sinistro dell'ascoltatore, e alle sue spalle. L'Atmos è invece un guscio di suono, una calotta. Lungo il soffitto, dal fondo del locale fino all'inizio dello schermo, sono montati ulteriori moduli surround, sospesi sulle teste degli spettatori. Il risultato è la migliore esperienza possibile per l'ascolto. Non solo più quantità o potenza, ma superiore qualità. Un suono puntiforme, molecolare. Lanciato ovviamente negli Stati Uniti, il Dolby Atmos è in Europa da circa un anno. L'Italia lo scoprirà dopo l'estate, inizialmente alla Casa del cinema di Roma per un esperimento pilota, poi al Movie Planet di Alessandro Rossi a San Giuliano Milanese. «Si ascolta il suono come se fosse reale, se ne coglie il passaggio di campo», spiega Pino Chiodo, ingegnere del suono e progettista, oggi consulente delle più grandi aziende del settore: la sua società di cinema engeneering sta provvedendo alla realizzazione del primo impianto del genere a Roma. «I film d'azione», dice, «potranno dispiegare al massimo le potenzialità del suono, ma attenzione: questa è solo l'applicazione più immediata. Il cinema è fatto di molto altro. Di atmosfere, di rumori, di suggestioni. Il Dolby Atmos farà apprezzare meglio non solo l'esplosione di un'auto, ma anche un soffio di vento, una mosca che attraversa la scena. Ascolteremo meglio finanche il silenzio». 

Dopo qualche mini-test sporadico, in scene isolate de Gli incredibili e L'alba del pianeta delle scimmie, il primo film che ha utilizzato la tecnologia Atmos dall'inizio alla fine è stato Brave, il cartoon di produzione Pixar. Gary Ridstrom, il sound designer del film, un tecnico che aveva lavorato agli effetti sonori di Jurassic Park (i passi dei dinosauri in lontananza) e di Salvate il soldato Ryan (i famosi venti minuti dello sbarco), parla di «nuova maniera di concepire il suono». L'espressione massima in Brave è nella scena della pioggia che cade su Merida e sua madre nella foresta scozzese. Dagli altoparlanti sospesi sopra il pubblico de El Capitan Theatre, il locale di Hollywood dove si tenne la premiére, pareva che piovesse davvero. Appena dopo tre anni di vita il sistema 7.1 pare preistoria. David Gray, vice presidente di Dolby Content Services, ha detto: «Un'intera generazione è cresciuta con il suono multicanale, si può affermare che questa sia la prima innovazione tecnologica che una nuova generazione quasi impone». The Croods, Iron Man 3, Epic. Questi i film pensati con la nuova tecnologia. Altri arriveranno: Monsters University, The Wolverine, il nuovo Percy Jackson. Una delle uscite post estate è candidata a diventare il primo film che in Italia lancerà la novità. 

Ampiamente diffuso negli Usa, montato in una ventina di sale europee, in Italia l'Atmos dovrà farsi largo tra le difficoltà economiche per imporsi. Non è un sistema che potranno permettersi tutti gli esercenti. Costoso, ma soprattutto complesso: molte sale saranno costrette a sottoporsi a un vero e proprio lifting, investimento tra i 40 e i 70 mila euro. Le sospensioni sul pubblico dovranno rispettare criteri tecnici (l'inclinazione giusta) e di sicurezza. Così come sarà necessario adeguare alla novità gli studi di registrazione e di missaggio. «Nell'attesa potremo fruire dei film in Dolby Atmos», chiarisce Chiodo, «solo nella loro versione originale. Ma gli interventi di adeguamento dovranno essere urgenti: altrimenti sarebbe come possedere una Ferrari senza soldi per farle il pieno». Tutto ciò nel momento in cui esercenti e professionisti del settore si chiedono come debba cambiare la sala cinematografica per riprendersi una sua centralità, e competere con dvd, pay tv e on-demand: la completa digitalizzazione, le poltrone reclinabili, le tariffe premium che a Parigi già sperimentano. Gli schermi in Italia sono 3.500, tremila in meno che in Francia. Riccardo Tozzi, presidente dell'Associazione nazionale industrie cinematografiche (Anica) e fondatore della casa di produzione Cattleya, prevede: «Potranno certamente permettersi il nuovo sistema Atmos i due grandi circuiti multiplex attualmente presenti sul territorio italiano, The Space e Uci. Più altre realtà avanzate del Paese. In Italia ancora un migliaio di sale andranno digitalizzate entro il 2013». Tozzi chiede alla politica «uno snellimento delle misure burocratiche per la realizzazione dei progetti, per la nascita di nuove sale cinematografiche: rispetto alla Francia, i nostri tempi sono sette volte più lunghi». Il passo successivo dell'Atmos sarà l'invasione domestica. Come accaduto per gli impianti di Home Theatre. Uno sviluppo del progetto già previsto al momento dell'ideazione. Perciò, se il vostro vicino è appassionato di cinema, cominciate a tremare. Che poi tremeranno anche i muri di casa vostra.

(la Repubblica, 2 giugno 2013)

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