lunedì 5 novembre 2012

Mimì

Jean-Pierre ha 5 fratelli, una madre che frigge patatine e un padre che la riempie spesso di botte, a cominciare dalla sera in cui la Francia perde la semifinale del mondiale di calcio 1982 contro la Germania. Abita una casa in cui si respira sopraffazione e intolleranza: verso i cinesi, gli omosessuali, i comunisti. C'è tanta confusione dentro la testa di JP, ci sono odio e violenza che lo consumano, più di quanto lui stesso desideri. Il suo disagio trova una vittima preferita a scuola in Barthélémy, detto Mimì perché si aggiusta i capelli biondi dietro l'orecchio, piagnucola, non gioca a pallone con gli altri e ascolta la lirica. Proprio una femminuccia, quel Mimì. Che viaggia, piace a professori e ragazzine. La storia di JP, fatta di privazione affettiva e sociale, diventa piena di ossessioni, eros compreso, e Mimì in cima a tutte. Anche dopo vent'anni. Sébastien Marnier guida in questo tour dentro la nausea e il disgusto con digressioni e salti temporali: è sceneggiatore, ma scrive come un montatore. Nell'originale francese la copertina era un sovratesto indispensabile: l'immagine di un crollo, l'esplosione di un bar e del personaggio. Nella versione italiana solo un braccio nudo e una piuma rossa.

(la Repubblica, 4 novembre 2012)

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