venerdì 16 novembre 2012

Il piantagrane

Poniamo che esista una persona così. Poniamo che un giorno sbuchi da qualche parte un uomo dotato dello straordinario potere di deviare gli eventi verso il Bene soltanto con la forza della sua presenza. Lui si fa vedere in un posto e ogni cosa svolta miracolosamente verso la moralità, verso l' approdo più onesto e limpido possibile, sovvertendo malcostumi e vizi secolari del Paese. Ecco, poniamo che esista. Come sarebbe in Italia la sua vita? Sarebbe un inferno, la risposta è chiarissima ed è il tema intorno a cui gira Il piantagrane (Einaudi, pagg. 250, euro 17,50), il nuovo romanzo di Marco Presta, romano, 51 anni, autore e voce della trasmissione cult mattutina di Radio 2 Il ruggito del coniglio. Il suo super eroe involontario si chiama Giovanni, per cognome ha tre asterischi, meglio evitare i dettagli che non si sa mai. È un vivaista, con la scoliosi, che è l' espediente per raccontarcelo ancora più innocuo e mite di quanto il suo lavoro vorrebbe dipingerlo.
Forse è stata la vita tra le piante a infondergli quel flusso con cui trasforma ogni sconcio in virtù, giacché le piante sono esseri superiori, hanno imparato "ad accogliere ciò che non puoi cambiare". Ha qualcosa di Chance, il Peter Sellers di Oltre il giardino. Il suo flusso è usato e guidato da un' entità misteriosa: i "quelli". Che provano a imporre una dittatura etica. Sono "quelli" a inviarlo di qua e di là, si fanno sentire, ordinano e dispongono che lui vada alla presentazione di un libro affinché le banalità di uno scrittore siano smascherate; in Parlamento perché una richiesta d' arresto d' un deputato sia accolta; in un centro di produzione tv così che i partecipanti al solito reality possano scapparsene felici a casa, nell'anonimato. Giovanni *** viene insomma piazzato "come un ordigno". E' così involontariamente sovversivo da diventare pericoloso. "Quelli" gli danno una scorta, un certo Granchio, un pregiudicato che tante ne ha viste e altrettante ne ha fatte, "il suo diavolo custode", parlante di una lingua farcita di neologismi o vocaboli rimescolati, il più bello di tutti è forse nizzicare (che sta più o meno per indugiare). Presta tesse l' impossibile elogio della mitezza e della bontà eversiva alla sua maniera. Impasta l'indignazione con l'umorismo. E' un devoto di Ennio Flaiano, e si vede. Lancia Giovanni on the road, in fuga dai servizi segreti, seminando descrizioni e ragionamenti gonfi di paradossi. "I gusti del gelato la dicono lunga sui cambiamenti che una società subisce nel corso degli anni. Un tempo eri un tipo stravagante se ti piaceva la stracciatella. Oggi la gente trova normale leccare un abbinamento cardamomo-zenzero". La fuga di Giovanni *** macina le istituzioni e fa polpette del mondo dell'informazione. Tutto si complica quando per mezz'ora il vivaista dall'energia misteriosa sfiora il palazzo della Borsa, tempio impermeabile ai radicali cambiamenti almeno quanto uno stadio di calcio, dove stanno per giocare la piccola squadra della città contro "il grande club costretto da anni a subire con dignità e un certo stile il sostegno arbitrale". Ecco. Poniamo che esista una persona così. Un uomo che ha il potere di cambiare il mondo, si domanda Presta, con l' Italia che cosa c'entra? Su un piantagrane del genere, Wes Anderson in America ci farebbe un grande film.

(la Repubblica, 15 novembre 2012)

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