E insomma un paio di mesi fa passa da Roma uno sciamano. Uno che si presenta come custode degli antichi messaggi dei Maya. Si chiama Quetza Sha. Un quarantacinquenne simpatico, sereno, uno che nei villaggi d'estate non sarebbe il capo animatore, nè l'istrutture di balli latino americani, forse lo metterebbero ai corsi di canoa. Immagino. Arriva a Roma e se ne sta in giro a tenere un po' di conferenze sulla fine del mondo, il 21 dicembre 2012, i pianeti che si allineano, il ritorno del serpente piumato. Il suo campo. Alloggia in una villetta riparata nella zona nord, riceve persone e accende candele d'incenso per scacciare le negatività, spiega che il mondo non finirà, che abbiamo capito male, che i Maya non dicevano questo.
Ha una bella storia personale. Mi racconta di un'infanzia trascorsa senza troppi giochi, tutta immersa fra templi, pietre sacre, suo nonno antico sacerdote, lui che a 16 anni un giorno dice alla madre di sentire le voci, e la madre che gli risponde Inventane un'altra per non andare a scuola, poi lo manda dal medico.
E' anche molto auto ironico, Quetza Sha. Dice che sta su twitter e su facebook perché uno sciamano non deve essere per forza povero e scendere dalle montagne. Lui povero non è. Tiene conferenze e si pagano 180 euro per partecipare, ci vanno in quaranta-cinquanta a sentirlo, portano lenticchie e altri semi, per suonare, raccogliersi ed entrare in sintonia con il cosmo. Lui nel frattempo sistema cervicali e accetta pure di farsi scattare qualche foto con un calendario 2012 tra le mani. Spiritoso, l'ho detto.
E poi ecco la paura. Si manifesta tutta d'un tratto. Arriva il momento in cui l'apocalisse si avvicina. Succede quando la persona che accompagna lo sciamano, pupille rivolte verso l'alto e palpebre semichiuse, dice che bisogna andarci piano con gli scatti. Quelle immagini, quelle foto che gli sto facendo, emanano un fluido potente. Sono da custodire con prudenza.
Ecco. Chiede di avere una copia dei rullini delle foto.
Lo ripete.
I rullini. Delle. Foto.
Una copia.
I rullini.
E voi dite che non siamo alla fine del mondo.
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