Sfigato è una brutta parola, molto brutta.
A me fa venire in mente il bullismo. Del bullismo è una parola chiave. Me lo evoca. Me lo mette davanti agli occhi.
E' una parola che esiste perché esistono i supermegastrafichissimi che la brandiscono, come stessero ancora scendendo le scale della scuola media dopo la campanella; gente che la impugna come un'arma, consapevole del fatto che non sarà usata contro di loro. Chi potrebbe, d'altronde.
Sfigato è una parola che racconta il conflitto di classe. Non che mi dispiaccia: giacché ne testimonia l'esistenza.
Accarezza volgarmente l'area semantica dell'economia. Si porta dietro il suono della voce del cumenda. O del signor Balanzone. Sfigato è il maglioncino di chi non può permettersi il cachemire, è quel paio di scarpe lì, quel giubbotto lì. E' quella macchina lì.
Sfigato è il timido. Il grassottello. Il socialmente ai margini. Il loser. Letteralmente: l'uomo senza figa (ancora il cumenda, e ancora Balanzone). E' l'impotente. Dunque è l'uomo senza potere. Ed è il complemento oggetto della derisione.
Che dal governo della sobrietà giunga una parola usata dai supermegastrafichissimi, a me pare un meraviglioso spunto di discussione.
2 commenti:
Spero sia l'eccezione che salva la regola del buon governo.
Sono perfettamente d'accordo.
Parola brutta, suona male, volgare. Chi la usa dà un'immagine di persona ignorante e priva di fantasia.
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