mercoledì 18 gennaio 2012

Lo stato selvaggio dei Maccabei

Come il bere solo vino e anche il bere solo acqua è dannoso, e viceversa come il vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così l'arte di ben disporre l'argomento delizia gli orecchi di coloro a cui capita di leggere la composizione. E qui concludo (2 Maccabei, 15, 37-39)



Sarà anche presto per trovare l'album dell'anno, ma Given to the Wild dei Maccabees si inserisce certamente fin da adesso fra i candidati.
Le 5  cose essenziali da sapere sono:
1) La band di Londra è al suo terzo disco e ha un nome che deriva da due libri dell'Antico Testamento, perché quando dovevano scegliersene uno si misero a sfogliare la Bibbia. Significa che avrebbero potuto pure chiamarsi i Salmi, oppure i Siracidi, che il libro è ancor più bello. Solo Genesis no, perché i Genesis c'erano già.

2) Il batterista si chiama Sam Doyle, ed è l'ultimo arrivato nel gruppo, per sostituire Dylan Thomas che andava in riabilitazione. Sam Doyle è uno con cui non andare mai in macchina, mai, se scala le marce così come scala il ritmo quando suona. Stramaledettamente bravo, e si spara una posa soprattutto in Feel to Follow.
3) Il leader è Orlando Weeks. Se qualcuno dovesse trovare che Orlando canta alla Chris Martin, non si sbaglia. Specialmente in Grew Up At MidnightHeave, ballatone da concerto allo stadio, sfacciatamente Coldplay-style. E qui qualcuno dovrebbe dire: ah sì, però i primi Coldplay.
4) L'unica occasione per vederli in tour in Italia è il 12 febbraio, ai Magazzini Generali di Milano. E vabbè.
5) Child e Feel to Follow si possono sentire su Radio Divano, nella colonna a destra (insieme a qualche altra nuova uscita di gennaio: Ani DiFranco, Anthony Green, i Little Willies), ma valgono tanto tanto pure Go e Slowly One.

Nessun commento: