Illustrazione a cura di @a_jack_drawings (Instagram) |
Dove si riflette sulla vanità del colpo di tacco
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Ventidue paia di scarpe da calcio non si trovano dalla sera alla mattina con la tomaia tagliata all'altezza della punta, tutte là, per una combinazione. Sin dal primo istante fu chiaro a tutti che non poteva trattarsi di un caso, né di una qualunque altra circostanza che escludesse un movente, un mandante e un esecutore. L’evento eccezionale, alla vigilia della partita più importante nella storia del paese, scatenò la fantasia del popolo e di quelli che avevano intenzione di guidarla.
I conservatori parlarono di un’azione dimostrativa agli occhi dell’opinione pubblica mondiale e incolparono i leader della lotta contadina impegnati contro le multinazionali della frutta. I liberali sostennero l’evidenza di un’impronta reazionaria affrettandosi ad attribuirla ai vertici delle forze militari in pensione, spaventate si disse dalla gioia che il calcio avrebbe messo in circolo nella vita della nazione. Su un trenino giallo a tre vagoni partito alle undici del mattino dalla vallata, procedendo a non più di trenta chilometri all'ora, dopo un viaggio umido e lento nella terra dei banani e richiamato dalla solennità di quel mistero, giunse allora allo stadio di Macondo il Grande Scrittore, seguito da centinaia di persone in moto e in bicicletta lungo la strada che alla ferrovia correva parallela.