venerdì 23 giugno 2017
Nino D'Angelo, quel sessantenne della curva B
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martedì 6 giugno 2017
La malinconia dei giornalisti
Nel 1922, per la morte volontaria del collega Francesco
Perotti, redattore capo del “Secolo”, Renato Simoni scrisse su “L’illustrazione italiana” un articolo
sul senso del giornalismo, sul conflitto tra l’io e il mondo che si può
accendere in chi lo pratica, su certe inquietudini nascoste da tenere al
guinzaglio, sul dovere di testimoniare, il rigore, il rispetto di sé e dei
lettori, e sulla scoperta improvvisa di non essere più adeguati. La malinconia
dei giornalisti.
***
“Un giornalista s’è ucciso. Chi ha conosciuto Francesco
Perotti, redattore capo del “Secolo”, spirito ordinato, chiaro fino alla
limpidezza, generoso come sono solo i forti, china la fronte commosso, davanti
al mistero di questa tragica stanchezza di vita. Ma noi, da anni, e da anni
posseduti da questo affascinante e logorante amore del giornale, sentiamo a
poco a poco la nebbia dissiparsi, comprendiamo con angoscia perché questo
nobile compagno ci ha lasciati. E non sono cause precise che scopriamo. Abbiamo
solo il sentimento del malessere grigio, che vien dall’eccesso della nostra
fatica, dallo sfaldarsi cotidiano della nostra personalità, che di questa
fatica è la conseguenza. La carta bianca è crudele con tutti; con noi è crudelissima.
lunedì 5 giugno 2017
Jeffery Deaver e il suo romanzo napoletano
Per i suoi vent'anni di indagini, Lincoln Rhyme s'è regalato una missione in Italia. Era il 1997 quando il detective tetraplegico della polizia scientifica di New York incontrava Amelia Sachs, mettendosi con lei sulle tracce dello spietato "collezionista di ossa". Jeffery Deaver, il suo papà letterario, nell'ultimo libro "Il Valzer dell'impiccato" (Rizzoli), lo ha messo su un aereo e spedito a Napoli, dall'altra parte dell'Oceano, a seguire le tracce di un torturatore che usa una tetra melodia per i suoi crimini. "Lo avevo promesso. Ho mantenuto l'impegno ", dice Deaver, 67 anni appena compiuti, autore prolifico come pochi altri, sei anni fa cooptato tra gli scrittori incaricati di far continuare a vivere James Bond dopo Ian Fleming.
Signor Deaver, perché il suo Rhyme viene a risolvere un caso in Italia?
"Perché sono sempre stato onorato di ricevere premi da voi, dove sono apprezzato più che altrove. Per molti anni mi ha stuzzicato l'idea di ambientare un libro in Italia. Mi sono deciso quando a Courmayeur mi hanno dato il premio Raymond Chandler. Ecco, lì ho capito che era arrivato il momento giusto".
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