Ferito a morte di Raffaele La Capria esce per gli Oscar Mondadori nel 1973. Aveva vinto il premio Strega, edito da Bompiani, dodici anni prima. Ma era un titolo già perfetto per la collana. Era infatti diventato un vero e proprio classico.
Nella sua casa romana, La Capria ricordando quei momenti che hanno scandito la sua intera carriera di autore si mette a fare due rapidi calcoli a mente.
«Dei miei venti libri, credo che quindici o sedici siano usciti per Mondadori nella collana degli Oscar. Quando nel ‘61 avevo spedito il manoscritto a Bompiani, mi aveva risposto con una lettera: "Sono incantato".
È uno dei ricordi a carattere letterario che ancora oggi mi emoziona. Bisogna pensare che ero molto giovane, in precedenza avevo pubblicato solo un romanzo breve, Un giorno d'impazienza , proposto sempre a Bompiani da Alberto Moravia».
Come finirono i diritti del libro da Bompiani a Mondadori?
«Ci incontrammo, ne parlammo. I diritti letterari a volte fanno giri strani. Non ricordo molto altro. So che da allora a oggi il libro è stato venduto sempre con la stessa frequenza, mentre la vita media di un libro in Italia, quando va bene, è di un mese al massimo. La mia edizione preferita è di qualche anno fa: con alcuni saggi critici sul romanzo, tra cui uno bellissimo di Domenico Starnone».
Torniamo all'edizione del 1973. Con l'editore discusse anche dei dettagli del volume?
«In genere non lo faccio. E poi gli Oscar hanno una loro struttura standard, ben definita».
E la copertina?
«Ecco, la copertina sì. In quel caso scelsi personalmente l'illustrazione. Il libro comincia con un'immagine forte, che rimane impressa nella memoria del lettore. Una spigola sott'acqua. Così pensai a Paul Klee, ai suoi quadri, ai suoi pesci. Chiesi alla Mondadori di isolare un particolare da uno dei suoi dipinti. La copertina dell'Oscar nacque così».
Perché la sua scelta cadde proprio su Paul Klee?
«Perché era il modo che mi sembrava più efficace per far comprendere al lettore, attraverso quel pesce, non del tutto naturalistico, che tra le mie pagine avrebbe trovato una scrittura particolare, anch'essa non proprio naturalistica, ma dall'impressionismo fulminante».
Che cosa sono stati per lei, da lettore e da scrittore, gli Oscar Mondadori?
«Un modo speciale di diffondere i romanzi. Un servizio per la letteratura. Gli Oscar hanno portato molti titoli straordinari tra il grande pubblico, mettendolo già negli anni Sessanta e Settanta nella condizione di avere in casa libri di grande qualità a prezzi contenuti».
(la Repubblica, 26 aprile 2015)
Nessun commento:
Posta un commento