Sulla progressiva e felice integrazione dei cittadini cinesi in Italia, c'è un segnale assai più preciso di tante analisi socio-economiche sul modello Prato eccetera eccetera. Il segnale sta in queste due barzellette.
La prima) Ci sono un tedesco, un napoletano e un cinese in aereo. I tre scommettono su chi sia più bravo nel trattenere la pipì dopo aver bevuto tre litri d'acqua. Dopo cinque minuti il tedesco corre alla toilette. Dopo 10 minuti ci va il napoletano. Il cinese invece non si alza mai, e quando l'aereo atterra gli altri due gli dicono Bravo, ma come hai fatto? E lui risponde Cinesino no cletino avele pannolino.
La seconda) Ci sono un italiano, un francese e un cinese. I tre scommettono su chi sia in grado di afferrare un orologio al volo dopo averlo lanciato da una terrazza al settimo piano, scendendo lungo le scale. Ci prova l'italiano, lancia l'orologio, lui si precipita lungo le scale, ma l'orologio si frantuma al suolo. Ci prova il francese, uguale. Ci prova il cinese, lancia l'orologio, lui scende con flemma le scale, si ferma al secondo piano a prendere un caffé in casa di un amico, ritorna su perché ha dimenticato una cosa, scende di nuovo e quando è in strada afferra l'orologio. Gli altri due stupiti gli chiedono Ma come hai fatto. E lui risponde Cinesino no cletino avele messo un'ola indietlo.
Nella mia piccola esperienza personale ho scoperto che queste due barzellette girano in due diverse scuole elementari di due diverse grandi città italiane.
Che cosa raccontano?
Le due barzellette si divertono a mettere in scena una superiorità cinese. Intelligenza, arguzia, beffa. In genere sono barzellette che ai napoletani piace raccontare con un napoletano protagonista nel finale, ed è probabile che in altre città il format trovi applicazione analoga con protagonisti di origine locale. Se ora il "vincitore" è invece un cinese, bisogna ipotizzare che la fonte di partenza delle barzellette sia un piccolo parlante cinese. Con una personalità così formata e così forte (e così consapevole) da imporre "in trasferta" una barzelletta con un finale di questo tipo. Un segno potente di disinvolta integrazione ormai raggiunta.
Oppure l'ipotesi è un'altra, e ci si arriva esaminando le scelte fonologiche adottate dal protagonista. In entrambe le barzellette, infatti, il cinesino si esprime come fosse una glotto-parodia di se stesso (non cletino / avele / ola indietlo). Diventa allora più ardito immaginare che la fonte sia un parlante cinese. Privilegiando questa pista, bisogna spingersi a considerare che sia stato un piccolo parlante italiano a introdurre la barzelletta con questa variante. E che dunque il piccolo parlante italiano, a contatto con compagni cinesi, abbia generato un finale in cui attribuisce a un protagonista cinese la parte del più intelligente, arguto e furbo del gruppo. La conferma che fra bambini lo straniero non solo non è percepito come estraneo al gruppo, non solo non è una minaccia, addirittura si fa leader. Interessante. Ma l'ipotesi merita ulteriori verifiche.
Resta una terza strada. Che è quella del titolo.
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