venerdì 15 luglio 2011

case, auto, viaggi, fogli di giornale, e quella cosa che non so spiegare

Lei aveva una cartellina scura fra le braccia, la teneva poggiata al seno come le donne fanno coi neonati.
E negli occhi, glielo si poteva leggere agevolmente, custodiva uno spavento, un indicibile smarrimento dinanzi all'ipotesi raggelante che era ormai sul punto di verificare. Era impalata lì, presa dal suo lavoro di sondaggista davanti alla porta d'ingresso della libreria, e s'è accostata con lo sguardo basso all'uomo che le veniva incontro, dieci passi di distanza, poi cinque, poi un paio. Ha puntato i piedi a terra e si è piazzata lungo il suo cammino, fra le cose che l'uomo s'era lasciato alle spalle e l'avvenire che lo attendeva da quel punto della strada in poi. Annoiata, così pareva. Lei, e persino la cartellina. O forse si trattava di empatia per quella che gli pareva la terribile condizione dell'uomo. Lo ha affrontato, ha affilato le parole e ha abbassato lo sguardo, evidentemente imbarazzata per il dramma che gli leggeva negli occhi. Lo ha compatito e gli ha detto, Scusi lei legge libri?

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