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Marcelo mostra a Mario i mesi di attesa che gli toccano |
Mario, 64 anni, ferroviere in pensione. Mio zio. Controllava otto treni per notte. Si è rotto un legamento della spalla cadendo da una scala: puliva i vetri in casa di sua figlia, precaria e neo-mamma anche se non ha sposato
Piersilvio. Per l'operazione Mario è rimasto un mese in lista di attesa, e poi per una settimana in corsia per non perdere il posto. La spalla gli fa male ancora. Hanno scoperto che il filo all'interno è troppo lungo. Devono operare di nuovo e tagliarlo. Un altro mese di attesa, ma gli hanno fatto capire che se fa una telefonata a
Montemarano, i tempi si accorciano. Magari Montemarano fa il miracolo. Gli accorcia pure il filo.
Non è per avarizia: Mario ha una tariffa con cui paga solo lo scatto alla risposta. Non è neppure per moralismo, lui chiamerebbe. Ma è tra i tanti che quel numero di telefono non ce l'ha. In alternativa gli hanno detto che l'intervento si può fare privatamente. Settemila euro.
Marcelo, 30 anni, centravanti. Di cognome fa Zalayeta. Ha segnato 8 gol in un anno. Si è rotto un legamento del ginocchio scontrandosi con Mexes domenica pomeriggio. Lunedì l'hanno operato. Non perché abbia chiamato Montemarano.
Ora, nel momento in cui i partiti diventano tutti più uguali, viene il sospetto che tra le persone invece esistano ancora diseguaglianze. Discriminazioni, ecco. Non per il colore della pelle, almeno non stavolta. Non tra italiani ed extracomunitari, almeno non stavolta. Il sospetto è che chi si rompe una spalla viene trattato peggio di chi si rompe un ginocchio. E questo non è bello.
Che poi se zio Mario aveva settemila euro da spendere, si teneva il filo lungo nella spalla e se ne andava due settimane a Parigi con mia zia.