giovedì 1 novembre 2007

L'immobilismo sulla città


Francesco Rosi unisce le mani come in preghiera e le solleva a mezz'aria. «Ma da quanto tempo diciamo queste cose?». Il lavoro che manca. L'istruzione per i ragazzi di Napoli. Il market della droga che li arruola. La città immobile. Il traffico. Queste cose. «E allora perché non si riesce mai a rendere concreto un progetto? Da che dipende? Da chi dipende?». Il regista de Le mani sulla città ora viene per capire la città a cui non si riesce a mettere mano. «Sono qui per ascoltare gli esperti, non per fare il grillo parlante», sorride accanto a suo fratello Massimo, ospite a Palazzo Reale degli Annali dell'Architettura e del focus sui progetti per Napoli Est, Napoli Ovest e centro storico, dove elogia il video anticonformista di Mario Franco: «Eccellente documentario».


Ascolta, Rosi, e risponde pure. Lo chiamano maestro, gli dicono che adesso dovrebbe fare un film su Bagnoli. «Mi sono stancato di fare film su cose che non si realizzano. Bagnoli è ancora lì, uguale al giorno dopo la dismissione. Certo, certo, ora c'è Città della scienza. Ma non è nato ancora niente. Dicono: la burocrazia. Se fosse per ritardi burocratici, sarebbe grave». Ottantacinque anni il mese prossimo. «A Napoli ogni problema chiederebbe una soluzione immediata, purtroppo non abbiamo questo dono. Avevo il permesso per l'auto, eppure ho impiegato 45 minuti per arrivare dal porto a piazza Municipio. Mi chiedo quanti miliardi si sprecano in un traffico del genere. E' insopportabile. è sempre uguale». E' la città raccontata anche in La sfida e in Lucky Luciano. «La lotta alla droga era un dramma già nel '73. Io dico che l'informazione ai giovani deve venire prima della repressione». E' la città a cui nel '92 ha dedicato il documentario Diario napoletano. Bassolino non era ancora sindaco. «Era trent'anni dopo Le mani sulla città. Girai anche a Scampia, dove alcuni abitanti non volevano che entrassi. Ricordo un commissario di polizia che poi ho ritrovato come questore a Siena. Per quel documentario riunii professori, architetti, imprenditori, studenti, esperti di varie discipline: tutti invitati a parlare dei problemi della città». Quindici anni fa. «Ecco. Quel documentario è ancora attuale. Peccato che in tv non lo trasmettano mai». Erano gli anni in cui Francesco Rosi proponeva il prolungamento fino al pomeriggio dell' orario scolastico. «Non per studiare italiano e matematica. I ragazzi napoletani di elementari e medie devono stare in aula a imparare la disciplina del cittadino nella vita di ogni giorno, il rispetto degli altri; devono imparare ad apprendere il valore del lavoro. Ora ho scoperto che qualche scuola campana comincia a farlo. Bene. Sono contento. Se la politica non rispetta il cittadino, non può esigere che i cittadini si rispettino tra loro». E oggi? «Oggi prima di tutto viene il lavoro. Abbatterei tutte le cose inutili che esistono a Napoli e farei partire opere di restauro nel centro antico. Penso che sarebbe un'occasione di lavoro per tanti e un'operazione di qualità per Napoli. Qualche anno fa ho condotto uno studio per il sindaco Iervolino. Un sopralluogo ai Quartieri. Ho incontrato gli abitanti, mi sono fatto raccontare la loro vita. Guardavo le auto parcheggiate a destra e sinistra, e chiedevo: ma come passa un autobus qui? Mi hanno risposto: e noi dove mettiamo le auto. Bisogna dare spazi, ai Quartieri. Ma da quanto tempo diciamo queste cose?».

(uscito su Repubblica Napoli il 31 ottobre 2007)

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