domenica 14 ottobre 2007

Sandro l'americano


Sul registro elettorale di West Hartford, Connecticut, accanto al nome di Sandro De Franciscis c'è una lettera D. Sta per Democrats. «Finisco il liceo, e i miei mi regalano un viaggio in America, dove vivono i nonni. Una vacanza per capire cosa fare da grande. Vado in ospedale come portantino volontario e decido: Medicina». Sarà pediatra, ma il futuro vero è nella D con cui si va a censire nel registro delle primarie americane. «Lì bisogna dichiararsi». Il suo percorso dentro il partito più nuovo d'Italia è scritto sin dal '73 negli elenchi elettorali del partito più vecchio del mondo. Storia di un democratico prima degli altri.


La mamma è nipote di emigranti, il padre ricercatore a Yale. Si incontrano a una festa e tornano sposi a Napoli nel gennaio '55. La casa d'infanzia tra via Andrea d'Isernia e via Giordani. In famiglia respirano arte: zio Alfonso è direttore del museo nazionale; suo cognato Mario Napoli è l'archeologo della scoperta della Tomba del tuffatore a Paestum. La politica entra con zio Vittorio, figura con cui Ermanno Rea chiude il suo "Mistero napoletano". «Il solo comunista della famiglia». Liceo Bianchi, a Montesanto. «Ci andavo in pullman». Una palestra fra i vicoli che non si dimentica. Neppure oggi con le iniziali ricamate sulla camicia e la lettera "d" minuscola, il vezzo aristocratico della meglio borghesia. «Gerusalemme è l'unico posto al mondo dove mi sento come a Napoli, casa mia. Sapere che intorno esiste il male, ti apre gli occhi. Ecco perché parlo di camorra. Don Sturzo e Gramsci sono giganti, ma la gente vuole sentire cose che la riguardano». Quelle che sono nel programma dell'ex ragazzo che faceva volontariato all'Arco Mirelli tra le suore vincenziane, barelliere a Lourdes con Caritas e Unitalsi, il medico fresco di abilitazione che compie 25 anni a San Biagio di Serino, portando i soccorsi ai terremotati nel novembre '80.
Caserta, la Dc, il Consiglio comunale, e il '93 che spazza via un' era. «Finisce che passo le mattine coi seminaristi della Facoltà di teologia; al pomeriggio laboratorio e didattica al Policlinico». Il virus torna quando lo candidano sindaco. Manca il ballottaggio per 100 voti, «e allora decido di indossare il saio della coalizione, parole di Gaetano Pascarella, la mia anima comunista». E' con lui pure ora. Viaggiano insieme se c'è da ribaltare un sondaggio. Come nel 2001, quando De Franciscis diventa "rutelliano". L'ex sindaco di Roma contro Berlusconi, Caserta un collegio che l'Ulivo giudica spacciato. «Vinciamo noi». De Franciscis va in Parlamento, da Rutelli non si stacca più. Si scolla da De Mita «per la sua insopportabile invadenza nelle vicende del territorio». Fino a trovarsi con Mastella. «Sono stato io a cercarlo, e non lo rinnego». Un Mastella che il centrosinistra pressa per ripetere il blitz De Franciscis in Provincia, nel 2005, recuperando 13 punti di svantaggio nei sondaggi contro Cosentino. «Ma io avevo la mia visione ulivista e Mastella un'idea centrista di alleanze da negoziare». Lontani. «Ed eccomi senza tessera».
Quando il Pd è ancora un sentore, De Franciscis e i suoi hanno già inventato il gruppo "Popolari e riformisti per il Pd", da Caserta fino a Tora e Piccilli, dove ora si batte contro la discarica accanto al sito archeologico Homo Erectus, finito su Bbc e Cnn. C'è un uomo di 81 anni che lo segue in campagna elettorale. Si chiama Joseph Rosetta, ed è lo zio arrivato dall'America. Pure lui a stringere mani. «Anche se è un repubblicano sfegatato. Io voto per Hillary». Hillary è la Clinton. Democrats.

(uscito su Repubblica Napoli il 13 ottobre 2007)

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