I primi a votare per il futuro sono i compagni inchiodati al passato. E' a Torre del Greco che i Ds aprono i loro congressi di sezione per incamminarsi verso il Partito democratico. Dalla città in cui più sono fermi, dove non hanno un segretario da sei anni; l'assemblea che doveva eleggerne uno venne sospesa per dei ricorsi e non l'hanno mai più riaperta. Sono saldati alla storia pure nei simboli. La sezione sul corso porta ancora oggi il nome di Palmiro Togliatti. Terzo piano. Senza ascensore. C'è il busto del Migliore in una stanza. La bandiera che sporge dal balcone, non ha la rosa del socialismo europeo fra le radici della Quercia. C'è la falce e c'è un martello.
E' vecchia pure la scritta. Ha una lettera in più. Pds. «Sì. Vero. Non abbiamo ancora tolto la P». A questo punto possono pure tenerla e togliere la esse. Sempre che la casa comune, un giorno, diventi quella. La Margherita ha la sua sede dall'altra parte della strada, il marciapiede opposto, neppure cento metri di distanza e 1.800 iscritti in tutto. Oltre il quadruplo rispetto ai nipotini del Pci, questione che dentro la Quercia cominciano a porsi un po' dovunque. Mai apertamente, chiaro, mai in pubblico. Servono giri di parole per confessare in parte il timore di finire stritolati dentro i numeri dell'abbraccio da cui dovrà nascere il nuovo Pd. «Loro hanno più sezioni e sono tutte fronte strada. Noi non abbiamo neppure l'ascensore...», raccontano i diessini di Torre, comunque cresciuti del venti per cento in dodici mesi. "E' il segno di quanto margine abbiamo davanti a noi potendo contare su un assetto finalmente consolidato dentro il partito», dice Franco Di Ruocco, l'uomo che ha fatto da collante tra la base, in questi anni senza una guida ufficiale. Nella città immobile, i Ds si domandano la politica dov'è. Al centrodestra del sindaco Ciavolino sono subentrati i commissari prefettizi. è polemica sui parcheggi: le strisce bianche hanno preso il posto delle blu, col risultato che non c'è mai posto in centro. La raccolta differenziata è faccenda per le associazioni e le parrocchie, nella quarta città della Campania per numero di abitanti. «Qui non si riesce a produrre neanche un progetto degno di essere finanziato con fondi europei», lo sfogo di Loredana Raia, ex capogruppo in Consiglio comunale, un nome credibile anche al tavolo del totosindaco per le amministrative di primavera. Un candidato che i Ds dovranno comunque concordare coi promessi sposi della Margherita, probabilmente in una partita intrecciata con il Comune di San Giorgio a Cremano.
Sì, No o terza via. I torresi chiamati a esprimersi sulle tre mozioni del Botteghino sono 480. «Attenzione. Il lavoro di tesseramento è stato mirato anche all'abbassamento dell'età media», sottolinea Lorenzo Porzio, a sua volta reduce dall'esperienza in Consiglio comunale. Un iscritto in più arriva dall'altra parte della strada. Curioso. Si chiama Beniamino Caccavale, 38 anni, un assicuratore entrato in politica coi Popolari di Bianco, e poi finito dentro la Margherita sin dal giorno della sua fondazione. E' stato il coordinatore di collegio per Rutelli fino a qualche settimana fa. Quando ha preso la tessera ds. Tutto questo nonostante la prospettiva di ritrovare nel futuro Pd quelli che ha appena lasciato. Dice Caccavale: «Sembrerà strano, lo so, ma non per me. E' come se mi fossi iscritto già al Pd. Anzi, diciamo che nel Pd volevo entrare da questa porta d'ingresso e non da quella della Margherita. I Ds sono più avanti nel processo di ricambio della classe dirigente. Per mentalità, dico, non anagraficamente». Su un punto ci tiene. Non è un compagno in più. «Sanno che non devono chiamarmi così. Non possono. Non è nella mia cultura». Compagno o no, i Ds partono da qui. Venerdì si vota. L'esito non è proprio scontato: Torre del Greco ha portato alla Camera il più giovane deputato italiano, Arturo Scotto, 29 anni da compiere, leader emergente, schierato con Mussi al congresso, ma molto apprezzato anche tra i fassiniani. Antonio Boschetti è tra i dirigenti a lui più vicini: «Sono tra quelli che ha fatto tutto il travaglio, a partire dalla Bolognina fino a oggi». Vittorio Cuciniello è l'ex segretario di una sezione che oggi Torre del Greco non ha più: chiusa. «Per provare a recuperare l'unità smarrita negli ultimi anni». Sezione che portava il nome di Lenin fino al giorno del congresso del '99. Il 4 dicembre. Quando cioè muore la Iotti, e gliela intitolano. Palmiro di là, Nilde di qua. «Prima votiamo le nostre mozioni - dice Vittorio - e poi comincia il processo per la costruzione del Pd».
A Torre del Greco hanno un motivo in più. Questo è il guscio di Ciro Borriello, passato già una volta da Forza Italia all'Udeur. Alle politiche di un anno fa era in corsa con Mastella. Aveva pure affisso ai muri della città i manifesti col "campanile" alle sue spalle. Qualcosa andò storto, e allora altro cambio, in corsa, all'ultimo istante. Borriello che se ne va con Di Pietro. L'Italia dei valori. «Ecco. Il Pd sarà l' antidoto al trasformismo della politica», se ne dice certa Loredana Raia.
E' vecchia pure la scritta. Ha una lettera in più. Pds. «Sì. Vero. Non abbiamo ancora tolto la P». A questo punto possono pure tenerla e togliere la esse. Sempre che la casa comune, un giorno, diventi quella. La Margherita ha la sua sede dall'altra parte della strada, il marciapiede opposto, neppure cento metri di distanza e 1.800 iscritti in tutto. Oltre il quadruplo rispetto ai nipotini del Pci, questione che dentro la Quercia cominciano a porsi un po' dovunque. Mai apertamente, chiaro, mai in pubblico. Servono giri di parole per confessare in parte il timore di finire stritolati dentro i numeri dell'abbraccio da cui dovrà nascere il nuovo Pd. «Loro hanno più sezioni e sono tutte fronte strada. Noi non abbiamo neppure l'ascensore...», raccontano i diessini di Torre, comunque cresciuti del venti per cento in dodici mesi. "E' il segno di quanto margine abbiamo davanti a noi potendo contare su un assetto finalmente consolidato dentro il partito», dice Franco Di Ruocco, l'uomo che ha fatto da collante tra la base, in questi anni senza una guida ufficiale. Nella città immobile, i Ds si domandano la politica dov'è. Al centrodestra del sindaco Ciavolino sono subentrati i commissari prefettizi. è polemica sui parcheggi: le strisce bianche hanno preso il posto delle blu, col risultato che non c'è mai posto in centro. La raccolta differenziata è faccenda per le associazioni e le parrocchie, nella quarta città della Campania per numero di abitanti. «Qui non si riesce a produrre neanche un progetto degno di essere finanziato con fondi europei», lo sfogo di Loredana Raia, ex capogruppo in Consiglio comunale, un nome credibile anche al tavolo del totosindaco per le amministrative di primavera. Un candidato che i Ds dovranno comunque concordare coi promessi sposi della Margherita, probabilmente in una partita intrecciata con il Comune di San Giorgio a Cremano.
Sì, No o terza via. I torresi chiamati a esprimersi sulle tre mozioni del Botteghino sono 480. «Attenzione. Il lavoro di tesseramento è stato mirato anche all'abbassamento dell'età media», sottolinea Lorenzo Porzio, a sua volta reduce dall'esperienza in Consiglio comunale. Un iscritto in più arriva dall'altra parte della strada. Curioso. Si chiama Beniamino Caccavale, 38 anni, un assicuratore entrato in politica coi Popolari di Bianco, e poi finito dentro la Margherita sin dal giorno della sua fondazione. E' stato il coordinatore di collegio per Rutelli fino a qualche settimana fa. Quando ha preso la tessera ds. Tutto questo nonostante la prospettiva di ritrovare nel futuro Pd quelli che ha appena lasciato. Dice Caccavale: «Sembrerà strano, lo so, ma non per me. E' come se mi fossi iscritto già al Pd. Anzi, diciamo che nel Pd volevo entrare da questa porta d'ingresso e non da quella della Margherita. I Ds sono più avanti nel processo di ricambio della classe dirigente. Per mentalità, dico, non anagraficamente». Su un punto ci tiene. Non è un compagno in più. «Sanno che non devono chiamarmi così. Non possono. Non è nella mia cultura». Compagno o no, i Ds partono da qui. Venerdì si vota. L'esito non è proprio scontato: Torre del Greco ha portato alla Camera il più giovane deputato italiano, Arturo Scotto, 29 anni da compiere, leader emergente, schierato con Mussi al congresso, ma molto apprezzato anche tra i fassiniani. Antonio Boschetti è tra i dirigenti a lui più vicini: «Sono tra quelli che ha fatto tutto il travaglio, a partire dalla Bolognina fino a oggi». Vittorio Cuciniello è l'ex segretario di una sezione che oggi Torre del Greco non ha più: chiusa. «Per provare a recuperare l'unità smarrita negli ultimi anni». Sezione che portava il nome di Lenin fino al giorno del congresso del '99. Il 4 dicembre. Quando cioè muore la Iotti, e gliela intitolano. Palmiro di là, Nilde di qua. «Prima votiamo le nostre mozioni - dice Vittorio - e poi comincia il processo per la costruzione del Pd».
A Torre del Greco hanno un motivo in più. Questo è il guscio di Ciro Borriello, passato già una volta da Forza Italia all'Udeur. Alle politiche di un anno fa era in corsa con Mastella. Aveva pure affisso ai muri della città i manifesti col "campanile" alle sue spalle. Qualcosa andò storto, e allora altro cambio, in corsa, all'ultimo istante. Borriello che se ne va con Di Pietro. L'Italia dei valori. «Ecco. Il Pd sarà l' antidoto al trasformismo della politica», se ne dice certa Loredana Raia.
(uscito su Repubblica Napoli il 24 febbraio 2007)
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