venerdì 16 febbraio 2007

Nel cuore della "Cosa" napoletana

Una scena del film "La cosa"
Sono passati 17 anni, 2 mesi e 11 giorni. Contro era allora, e contro rimane oggi. Antonio Rosiello non voleva sciogliere il Pci e adesso non vuole sbaraccare i Ds. Lo disse chiaro e tondo a Nanni Moretti, basta andare a rivedersi "La Cosa", il viaggio filmato nel popolo che stava per separarsi dalla falce e dal martello. Rosiello è quel signore che nel documentario ha gli occhiali più grandi di tutti, fiero del fatto «che il Pci ha insegnato ai contadini a non togliersi il cappello quando passa il padrone». Però dei Ds è poi stato il segretario della sezione di San Giovanni a Teduccio intitolata a Pasquale Finocchio, un ragazzo di 24 anni morto sul lavoro. Cadde nella tromba dell' ascensore mentre ne riparava uno.


Sono passati 17 anni, 2 mesi e 11 giorni, e quel popolo discute ancora. «Ma questa è davvero un'altra Cosa», dice Rosiello, e ripete un'altra volta no, come il 3 dicembre 1989, quando al corso San Giovanni arrivò senza annunciarsi il regista di "Palombella rossa" con la sua macchina da presa. La mise lì, accese e registrò.
Sì, il dibattito sì.
Un popolo ancora in viaggio, tuttora imbrigliato dentro una discussione che divora, e quanta fatica per stabilire se togliere o no una "esse" dal proprio nome. Una lettera, una storia. La sede di San Giovanni non è più la stessa. I Ds si sono trasferiti negli anni dall'altra parte della strada, e volendo può aprirsi il confronto sul tema se sono passati sul marciapiede di destra o di sinistra. La casa che fu del Pci ora è diventata una pescheria. E' comunque uguale il microcosmo sociale che ruota intorno alla sezione. Impiegati, operai, qualche donna in più rispetto al passato, 535 iscritti in tutto, nel quartiere che alle ultime comunali ha votato Ds al 42%, portando il suo leader locale Tonino Borriello a fare il capogruppo nel Consiglio di via Verdi. E' l'uomo che sposò in municipio Bassolino e la signora Carloni. Qui era iscritto Andrea Cozzolino, oggi assessore regionale, un ragazzo con la barbetta post-sessantottina quel giorno in cui venne Moretti. Riccioli radi, pullover alto, un bloc notes fra le mani, raccontò in 16 millimetri di avvertire un bisogno di comunismo.
Nel cuore della "Cosa" napoletana, un po' Testaccio e un poco Mirafiori, i compagni di San Giovanni non hanno perso il vizio del dibattito. Sono stati i primi a mettere a confronto tutte insieme le tre mozioni congressuali. Il Sì di Fassino (con Dinacci), il No di Mussi (con Oddati), il Non Così di Angius (con Di Marzio). Corrado Di Maso, segretario di sezione dalla primavera scorsa, posa lo sguardo sulla collezione di acquerelli donata da Maurizio Valenzi. Tema: la Rivoluzione del 1799. «Parli la base. Si confrontino loro, i compagni. Dirò la mia a suo tempo. Per non influenzare». Dirà che è per il Sì. Come la maggioranza; eppure fino a poco tempo fa la sinistra interna poteva considerare come suo questo feudo rosso.
Le pareti raccontano molto, al civico 986 barra A di corso San Giovanni a Teduccio. La foto di Enrico Berlinguer. La bandiera con la Quercia. Il bianco e nero del bambino di Sciuscià. I colori spenti del Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo. I simboli di un cammino, e accanto ai simboli la storia. Una vecchia locandina con la scritta Vota Comunista. Mica è una parola che fa paura. Ci sarebbero pure i ritratti di Lenin e Marx. «Li teniamo di là, in soffitta. Andiamo?». Rimossi dopo la retromarcia dei compagni. «Ma no, solo perché ormai le foto sono ingiallite». E allora i compagni, e allora voce alla base. Tipo Angelo Pietro che «potevo votare per il Pci a 18 anni, non adesso che ne ho 82». Tipo Ciro De Simone, quarantacinquenne che confessa di «voler ascoltare il dibattito dentro il partito con le orecchie delle tute blu». Oppure Rosario Tarallo, 35 anni, sicuro del fatto che «il Pd non potrà essere classicamente di sinistra, se si mantiene equidistante fra gli imprenditori e i 2 milioni di lavoratori precari». Oltre: così dice il Pd che nasce. Oltre la porta, qui, c'è la metafora dell'altra fetta che aspetta l'abbraccio. Un'edicola votiva. Il volto di una Madonna, padre Pio, l'immagine del Cristo. E' qui dal '65. Prim'ancora che arrivasse il Pci. «Una volta, lì davanti, Valenzi andò a farci un comizio». Erano i giorni di Peppone e don Camillo. Voi di là, noi di qua. «Invece adesso questa Cosa», insiste Rosiello. Qui, dove della prima segretaria di sezione, Angela Restaino, una professoressa, ancora dicono «una borghese, però che persona squisita...». Proprio così: però. E allora il Pd? L'impossibile fusione fredda, come la chiama Di Marzio. La bandiera bianca con un buco al centro, l'immagine che ne dà Oddati: «Sapete perché ai Ds non ci si iscrive on line? Perché non si sa di chi sei amico». Il partito del lavoro, come invece giura Dinacci citando Clinton e Obama. Il popolo migratore della Quercia napoletana è fatto di 23.757 iscritti, chiamati nel prossimo mese a dire Sì, No, oppure Non Così. Una su tre è donna. Uno su dieci è un giovane. Scrutinio segreto, anche questo è un tabù che cade. Torre del Greco sta preparando le prime urne.

su Repubblica Napoli il 15 febbraio 2007

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