Gaetano Musella |
giovedì 30 novembre 2006
Musella Baiano e i Palloni d'oro mancati
mercoledì 8 novembre 2006
Vico San Liborio, a casa di Filumena
Dove non c'è luce a mezzogiorno, d'estate non si respira e d'inverno il freddo fa battere i denti. Così scriveva Eduardo. Questo era nel '46 vico san Liborio, casa Marturano, la Pignasecca di qua, i Quartieri di là. «Case buie e strette, ci vivevano anche dodici o tredici persone. Un letto matrimoniale per le donne, un altro per gli uomini», racconta Giuseppe Bartoli, 77 anni, interamente vissuti qui. Tra i bassi di Filumena. San Liborio comincia con un palazzotto rosso bruno e finisce con la macelleria di Giovanni Paduano, che all'epoca lavorava in trattoria, "da Gennaro", civico 8, oggi un laboratorio di pasticcieri. La trattoria degli artisti. «Quelli che dormivano all'hotel Regina in via Toledo. Il più grande di tutti era Aldo Fabrizi. Una sera entra, saluta col vocione e urla ai tavoli: siete ospiti miei. Il conto, chi se lo scorda, fu di 85 mila lire». Giovanni Paduano è una specie di Virgilio del vicolo, disposto a giurare che Filumena non fu un'invenzione. «Più su, sessanta metri, trovate casa sua».
Come, casa sua?
«Esisteva, certo. Io non l'ho conosciuta, forse mio padre».
Più su, allora, sessanta metri. Donna Carmela presidia il basso al numero 74.
Come, casa sua?
«Esisteva, certo. Io non l'ho conosciuta, forse mio padre».
Più su, allora, sessanta metri. Donna Carmela presidia il basso al numero 74.
lunedì 6 novembre 2006
Le vite parallele di Napolitano e Bassolino
Iscriviti a:
Post (Atom)