Dove non c'è luce a mezzogiorno, d'estate non si respira e d'inverno il freddo fa battere i denti. Così scriveva Eduardo. Questo era nel '46 vico san Liborio, casa Marturano, la Pignasecca di qua, i Quartieri di là. «Case buie e strette, ci vivevano anche dodici o tredici persone. Un letto matrimoniale per le donne, un altro per gli uomini», racconta Giuseppe Bartoli, 77 anni, interamente vissuti qui. Tra i bassi di Filumena. San Liborio comincia con un palazzotto rosso bruno e finisce con la macelleria di Giovanni Paduano, che all'epoca lavorava in trattoria, "da Gennaro", civico 8, oggi un laboratorio di pasticcieri. La trattoria degli artisti. «Quelli che dormivano all'hotel Regina in via Toledo. Il più grande di tutti era Aldo Fabrizi. Una sera entra, saluta col vocione e urla ai tavoli: siete ospiti miei. Il conto, chi se lo scorda, fu di 85 mila lire». Giovanni Paduano è una specie di Virgilio del vicolo, disposto a giurare che Filumena non fu un'invenzione. «Più su, sessanta metri, trovate casa sua».
Come, casa sua?
«Esisteva, certo. Io non l'ho conosciuta, forse mio padre».
Più su, allora, sessanta metri. Donna Carmela presidia il basso al numero 74.
S'affaccia, scava nei ricordi presunti e dice che Filumena Marturano viveva al numero 85. «Un po' più giù». Una donna reale, altro che storie e storie, ne è convinta pure la signora Rosa: «State scherzando? Era un'attrice. Non l'avete vista mai in televisione?». Al numero 85 c'è un cancello azzurro. Chiuso. Una figurina con il volto di padre Pio poggiata alle sbarre e un paio di corna di toro inchiodate in alto. Un deposito. Senza poesia. Cosa ci sia dentro non si sa. I vicini del numero 84, altro deposito (acqua minerale), spazzano via le altre verità. «Non è il posto giusto». Sostengono di avere prove schiaccianti. «Un mese fa sono stati qui alcuni funzionari del Comune. Sono passati per un sopralluogo perché vogliono dedicare una targa a Filumena Marturano, e la mettono lì, al numero 82. Dev'essere la sua vera casa».
La vera casa? Magari ne spuntasse fuori una, sospira Franco Pestorino, il polliere all'angolo con vico Bonafficiata: «Se Verona ha trovato il balcone della Giulietta di Shakespeare, perché noi non possiamo trovare il basso di Filumena?». Già. Perché? «Ci portiamo i turisti». E allora numero 82. L'insegna: coiffeur Genny. Genny sta per Gennaro Gallaro, 44 anni, un parrucchiere di Mugnano. «Lavoro qui da sette anni, ma è la prima volta che sento questa storia». E il sopralluogo del Comune? E la targa? «Nel vicolo se ne parlava, non immaginavo che avessero individuato il basso di Filumena nel mio negozio». Vallo a spiegare che oggi lì c'è pure l'aria condizionata. «Il primo pensiero è un fastidio. Se fossi un pasticciere, potrebbe convenirmi: portiamo i turisti, visitano il basso e comprano le paste. Invece non credo che si fermeranno a fare la permanente».
I panni stesi non sono cambiati. Le edicole votive sono aumentate; non c'è più solo l'altare della Madonna delle Rose, dinanzi a cui Eduardo fa pregare la sua Filumena. Ma i bassi di vico san Liborio, sessant'anni dopo, sono altro. Il progetto di riqualificazione Urban è passato anche di qui. Molti hanno ristrutturato gli interni. Famiglie residenti poche. Dicono che ormai si affitta soprattutto a extracomunitari. Si va da 200 a 500 euro. I Comunisti italiani hanno sistemato qui la sezione Lenin. Si sono insediate pure Azione cattolica e Cattolica operaia. Nella strada di Filumena Marturano puoi farti anche una lampada, al centro estetico "Solarium". Un tocco internazionale l'hanno portato Mihosha e Kavin, cingalesi, a Napoli da cinque anni. Al numero 18 c' è il loro Asian Market, il discount del vicolo. Il Comune sta terminando la ristrutturazione della strada, per anni senza marciapiede. Sistemano dei paletti per creare almeno un passaggio pedonale. Non c'è spazio per i cassonetti dei rifiuti. Oggi come 60 anni fa, Filumena Marturano dovrebbe gettare l'immondizia a centinaia di metri di distanza. E' nei progetti dell'Asia e della seconda Municipalità guidata dal verde Patruno la raccolta differenziata porta a porta. E poi la targa per la più celebre fra le residenti, forse sin dalla prossima settimana. Un basso giusto si troverà.
Repubblica Napoli, 7 novembre 2006
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