Angoli, tiri in porta, possesso palla: tutto quello che sappiamo sul calcio è sbagliato. Ma proprio tutto. Ci rimproverano un ex portiere della serie D tedesca, oggi docente universitario di scienze sociali, e un analista di strategie di gioco. Chris Anderson e David Sally si sono messi a esaminare 8.232 partite tenute fra il 2005 e il 2011 in Inghilterra, Germania, Spagna e Italia. Per giungere alla conclusione che certe cose nel calcio sembrano verità supreme solo perché "si è sempre fatto così". Male. Molto male. Il loro calcio visto al rovescio lo hanno raccontato nel libro "The Numbers Game (ed. Penguin, 12,99 sterline), un volume che in questi mesi ha aperto un dibattito in Inghilterra sul lavoro degli analisti e sulle potenzialità di un'eventuale sabermetrica nel pallone. La sabermetrica è l'analisi del baseball attraverso le statistiche resa celebre dal film Moneyball. Si può leggere il calcio in modo nuovo, scientifico, con quegli occhiali lì? Anderson e Sally dicono che non di rilettura si tratterebbe, ma di una rivoluzione.
Così hanno lavorato per abbattere un folto pacchetto di convenzioni.
L'idea gli è venuta guardando le rimesse laterali di Rory Delap (oggi al Barnsley), lunghe, lunghissime, dalle quali lo Stoke City ricavava occasioni e gol. Perché non battono tutti così, si sono domandati. La risposta è che Rory Delap da ragazzo praticava lancio del giavellotto, ma la risposta non è importante, conta lo spunto. E' servito per ragionare sull'immobilismo del calcio. Anderson e Sally hanno scoperto che battere un calcio d'angolo direttamente in area di rigore è una sciocchezza, diventa gol solo 9 volte su 100. Meglio batterlo corto e ricominciare a giocare. Invece tutti la buttano in mezzo. In the box. Non si è certi di vincere una partita neppure tirando in porta più spesso degli avversari: le probabilità di farcela non superano il 58% dei casi. Figurarsi allora se può essere un dogma il possesso palla. Semmai è garanzia superiore di successo recuperare più palloni degli avversari. Così dicono i numeri. Che il calcio guarda e studia molto meno rispetto a basket, volley, football, baseball.
I numeri, a ficcarci dentro gli occhi, racconterebbero che il calcio è fortuna nel 50% dei casi, che gli allenatori incidono per meno del 20%, che cambiarne uno a stagione in corso non migliora quasi mai la situazione. Nel calcio gli sfavoriti vincono nel 45% dei casi, molto più che in ogni altro campionato professionistico (in Nba e Nfl sono al 30%). Ogni calciatore ha in media il pallone tra i piedi per 53 secondi a partita. Se è così, l'impatto di un difensore sul risultato della propria squadra sarà per forza più decisivo di un calciatore che crea gioco. Il calcio è un gioco di errori, scrivono Anderson e Sally: la differenza tra due squadre non va dedotta dal confronto fra i loro migliori calciatori, ma da quello fra i loro peggiori. Perciò, se sei il Reading e non puoi permetterti Rooney, almeno faresti meglio a vendere Khizanishvili. E così via, di verità in verità. Perciò la prossima volta allo stadio lasciamo perdere, non esultiamo per un calcio d'angolo.
Nessun commento:
Posta un commento