"Il cinematografo è troppo serio per essere solo uno spettacolo".
giovedì 24 gennaio 2013
Il cinematografo di Ciccio e Peppuccio
Alla fine, quando di pagine non ce sono più, rimane una parola sola. Peccato. Peccato che sia concluso il colloquio tra Francesco Rosi e Giuseppe Tornatore (alla Hitchcock-Truffaut), peccato che Francesco Rosi abbia smesso di fare film. Peccato che tanti dei progetti di cui parla nel libro "Io lo chiamo cinematografo" siano rimasti incompiuti. Ci siamo persi non so se dei capolavori, certamente altri momenti di discussione. Li ha persi soprattutto l'Italia, che negli anni '60 si fermava a dibattere sui grandi temi sollevati dal regista; addirittura dopo i suoi film nascevano commissioni d'inchiesta in Parlamento.
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venerdì 18 gennaio 2013
L'albergo dei poveri
- Pa'.
- Mmm...
- Bella la mostra sui dinosauri, vero?
- Bella, sì.
- Realistici i dinosauri, eh?
- Ti sono piaciuti?
- Tanto.
- ...
- ...
- Pa'.
- Sì?
- Ma questo posto non è un vero albergo.
- No, non è un albergo.
- Perché allora si chiama albergo dei poveri?
- Perché molti molti anni fa, quando a Napoli governava la monarchia, re Carlo III volle costruirlo per i poveri del regno.
- Mmm...
- Bella la mostra sui dinosauri, vero?
- Bella, sì.
- Realistici i dinosauri, eh?
- Ti sono piaciuti?
- Tanto.
- ...
- ...
- Pa'.
- Sì?
- Ma questo posto non è un vero albergo.
- No, non è un albergo.
- Perché allora si chiama albergo dei poveri?
- Perché molti molti anni fa, quando a Napoli governava la monarchia, re Carlo III volle costruirlo per i poveri del regno.
martedì 15 gennaio 2013
Le anteultime / Changeling
[I film visti quando li hanno già visti tutti]
Com'era quella frase famosa di Sergio Leone? Ah, sì. Che Clint Eastwood ha due facce, una col sigaro e una senza. Era scritta anche sul muro fuori il liceo Umberto. Una volta almeno c'era, ora non lo so. E' questo il guaio del decoro urbano: quando danno una rinfrescata, dai muri cancellano pure le scritte più belle. Ci siamo cresciuti - anche noi che non andavamo all'Umberto, anche quelli che non sapevano che la frase fosse di Sergio Leone - sì, ci siamo cresciuti con l'idea che Clint avesse davvero quelle due facce lì. Perciò le cercavamo nei suoi film. Dentro i personaggi interpretati da lui, e un po' alla volta anche dentro i personaggi scritti da lui, quando per una ventina d'anni non ha sbagliato un film.
Com'era quella frase famosa di Sergio Leone? Ah, sì. Che Clint Eastwood ha due facce, una col sigaro e una senza. Era scritta anche sul muro fuori il liceo Umberto. Una volta almeno c'era, ora non lo so. E' questo il guaio del decoro urbano: quando danno una rinfrescata, dai muri cancellano pure le scritte più belle. Ci siamo cresciuti - anche noi che non andavamo all'Umberto, anche quelli che non sapevano che la frase fosse di Sergio Leone - sì, ci siamo cresciuti con l'idea che Clint avesse davvero quelle due facce lì. Perciò le cercavamo nei suoi film. Dentro i personaggi interpretati da lui, e un po' alla volta anche dentro i personaggi scritti da lui, quando per una ventina d'anni non ha sbagliato un film.
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venerdì 11 gennaio 2013
Perché non possiamo non dirci simpatici
Tutto possono dirci. E tutto ci dicono. Brutti, sporchi, cattivi. Tutto ci dicono e tutto ci teniamo. Ma antipatici, ah no, antipatici no. Quello è un aggettivo che consideriamo irricevibile. Il piccolissimo caso Marchisio, ecco l’ultima prova. C’è un calciatore della Juve che dà un’intervista, risponde a una domanda in modo schietto e sincero (inconsueto per il suo mondo), e anziché ruminare complimenti ipocriti ammette che il Napoli gli sta antipatico. Allora il Pianeta Napoli s’offende. Si rizela prima di tutto il club che interviene con una nota ufficiale. Si indigna buona parte del tifo. Ma come: antipatici noi?
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