[I film visti quando li hanno già visti tutti]
Com'era quella frase famosa di Sergio Leone? Ah, sì. Che Clint Eastwood ha due facce, una col sigaro e una senza. Era scritta anche sul muro fuori il liceo Umberto. Una volta almeno c'era, ora non lo so. E' questo il guaio del decoro urbano: quando danno una rinfrescata, dai muri cancellano pure le scritte più belle. Ci siamo cresciuti - anche noi che non andavamo all'Umberto, anche quelli che non sapevano che la frase fosse di Sergio Leone - sì, ci siamo cresciuti con l'idea che Clint avesse davvero quelle due facce lì. Perciò le cercavamo nei suoi film. Dentro i personaggi interpretati da lui, e un po' alla volta anche dentro i personaggi scritti da lui, quando per una ventina d'anni non ha sbagliato un film.
Il sigaro. Il sigaro significa un mondo. Significa il West. I cavalli, i caubbòi, i ranch. Le città tristi, con la polvere. Piccole cerchie sociali. Minuscole. Il saloon, il bicchiere pieno d'alcol, il vecchietto che sputa a terra, lo sputo che finisce vicino agli stivali di qualcun altro. E' il mondo in cui il codice d'onore viene prima della legge, il mondo in cui il progresso arriva per fare danni. Quando arriva. Se arriva. Le famose due facce di Clint stavano dentro questo recinto qui.
E poi arriva un giorno in cui Clint invece ne tira fuori un'altra. Una terza. Senza mostrarla. La ritaglia e la incolla su una delle sue attrici. Angelina Jolie. Ed è tutta un'altra faccia. Il punto non sono le lacrime. Va bene, d'accordo, lei in Changeling piange molto. E piange spesso in primo piano. Del resto è una madre che rivuole il suo bambino. Ci mancherebbe pure che non piangesse. E che non piangesse così tanto.
***SPOILER***
Il punto vero è quale sia il mondo di riferimento di quella terza faccia che rimane all'improvviso senza lacrime e senza parole dentro l'aula del tribunale, quando un giudice condanna all'impiccagione l'uomo colpevole di aver ucciso 20 bambini, tra i quali forse lo stesso figlio della Jolie. E' questa la scena cui dobbiamo pensare noi che passavamo fuori l'Umberto. Il giudice batte il suo martelletto, emette la sentenza di morte e per un minuto, forse due, nel film non c'è più una parola. Via. Ingoiate dalla musica. Eppure sedute di fronte al giudice stanno le madri dei bambini spariti e poi ammazzati. Venti. Bambini. Uccisi. Quelle madri hanno sotto gli occhi l'assassino condannato, non esultano, non urlano, non si agitano. La pena di morte galleggia nel loro silenzio, nei loro occhi sbarrati. Così quando lo psicopatico Gordon Northcott va al patibolo, e tumf, il suolo gli manca sotto i piedi, e la corda lo tira giù, lo strozza, e lui scalcia l'aria, e cerca nel vuoto un impossibile sostegno, e poi penzola, e i piedi alla fine restano immobili, ecco, pure allora le madri tacciono. Si tengono per mano, si stringono, altro che muro fuori il liceo Umberto. La terza faccia di Clint abita dentro l'anti-West. Dove un uomo che viene ucciso resta un uomo che viene ucciso. Pure se prima aveva ammazzato venti bambini.
Allora pensi, Beato quel Paese a cui è toccato un uomo di destra così.
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