mercoledì 14 settembre 2011

Il sorprendente disco d'esordio dei cani

C'è in giro un disco italiano con un titolo che non mente. L'ha inciso un gruppo romano, I Cani, e porta per titolo Il Sorprendente Disco d'Esordio dei Cani. Sulla loro pagina Facebook si definiscono "l'ennesimo gruppo pop romano", o una cosa del genere, e sulla loro identità pare che fino all'estate scorsa ci fosse un mistero che in casi del genere si definisce sempre fitto, dunque un fitto mistero. Leggende ferrotramviarie, perché non tutte le leggende hanno il degno status di metropolitane, davano per certo il fatto che dietro i Cani ci fosse Max Gazzé.


In realtà nei Cani Gazzé c'è anche se non c'è. Nel senso che il suo nome viene subito in mente come riferimento dei Cani. Ma il primo Gazzé, anche questo si dice sempre. Così come i primi Baustelle. Diciamo che sono dei Baustelle che s'atteggiano di meno. Anzi, di un certo atteggiarsi nei loro testi ridono: come quando in Hypsteria cantano Andrò a New York a lavorare da American Apparel. Io ti assicuro che lo faccio, o se non altro vado al parco e leggo David Foster Wallace
Un disco che cita un mucchio di cose (il Negroni, le Polaroid, il MacBook, Facebook), un mucchio di persone (la tipa all'ingresso, le bariste, i vigili stronzi) e un mucchio di personaggi (Wes Anderson, Vasco Brondi, i Gogo Airheart, i Kinks, Saviano).
Un disco molto romano. Molto Roma nord, mi dicono i romani.
Alla terza volta che si sente, le canzoni non sembrano neppure tutte così uguali.
E comunque nelle ottine di fine anno, Le Coppie entrerà.
Forse.

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