DI COGNOME fa Jones, come tanti in America, ma uno dei tanti non è. Il nome è Dontae' , con l' apostrofo, così volle la mamma. «Le ho chiesto mille volte perché, ancora non lo so~». è l' uomo a cui si deve un bel pezzo di serie A, undici anni dopo. è l' uomo che ha fatto divertire prim' ancora che vincere, il solo per il quale verrebbe voglia di pagare il biglietto anche all' uscita. L' hanno chiamato incostante, svagato e bizzoso. Ha risposto con la media di 14 punti e 8 rimbalzi a partita. Jones il fenomeno, c' è scritto sul muro del Palablu di Monteruscello, dove stasera comincia il campionato (ore 18,15): Napoli-Biella. «All' inizio è stato difficile. Sono arrivato, e nella mia testa pensavo d' essere il migliore. è stato come tornare a scuola, ogni giorno dovevo crescere. Mi hanno aiutato Bucchi e Bartocci, gli allenatori, anche se sembravano in guerra con me». Ha dovuto faticare, e non gliel' avevano insegnato. «Da ragazzino sognavo il Superbowl, giocavo a football per la Stratford High School. Volevo fare il quarterback, invece mi mettono a correre. Corro e prendo botte, si sa com' è, mi stufo. Un giorno chiamo il coach e gli dico: ehi, non mi va. Se non tiro io la palla, vado via». Lo mandano via. Se proprio ci tiene a tirare una palla, affianco c' è un canestro.
E' così che Dontae' Jones, da Nashville, Tennessee, scopre di saperla mettere sempre dentro. «Non potevo crederci». «Avevo brutte compagnie. Sono finito nei guai per delle chiacchiere. Prendevano un tipo, e lui diceva d' essere mio amico. Così mi tiravano dentro, ma io sono pulito. Ho imparato la lezione». Correva dietro un' ossessione, la Nba. «Dio, quanto la volevo». L' ha assaggiata, New York, poi Boston. «Ora m' interessa meno». Il motivo si chiama Kea, la bimba che Dontae' ha lasciato a Nashville. «Stiamo ore a telefono, appena posso la tengo con me. A 27 anni sto rimettendo insieme i pezzi della mia vita. Napoli mi fa bene. Non credevo che qui mi avrebbero tanto amato. Vengo anch' io dal Sud, qui sento l' odore di casa, la stessa mentalità. Incontro gente con un portafogli piccolo e un cuore enorme». I Maione lo adorano, a Jones hanno perdonato anche 13 giorni di ritardo in ritiro. Chi non l' ha mai visto, stasera può riconoscerlo dall' 11 sulla maglia. C' è un' altra maniera, senza guardare i numeri. è quello più bravo di tutti. Il più spavaldo, pure. «Potrei dire che ci basta l' ottavo posto e che l' Eurolega sarebbe un sogno, però lo spogliatoio parla d' altro. Da tempo pensiamo al 22 settembre come al giorno in cui comincia il cammino per lo scudetto. Sì, capito bene: scudetto. Siamo una squadra senza storia, ma con tantissimo talento: sogneremo ogni giorno di diventare i campioni». Treviso, le due Bologna e Siena sono davanti a tutti. Ma non porteranno mai via i sogni a uno come Dontae'
(Repubblica Napoli, 22 settembre 2002)
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