venerdì 2 giugno 2006

Il ciclone Emilio M.

Berlusconi, e dopo viene lui. Il più votato del centrosinistra. «Lavoro enorme. Un segreto non esiste. Ho fatto campagna elettorale alla vecchia maniera: girando per le case». I cattivi dicono che erano case di cura. Emilio Montemarano mette piede per la prima volta in Consiglio comunale a 25 anni: su 7.457 schede c'è scritto il suo cognome. Lo stesso di papà Angelo, assessore regionale alla Sanità. Un boom, un trionfo, tutto fuorché una sorpresa. «Voti miei, raccolti tra gli studenti universitari, e altri ricevuti dagli amici di sempre». Tra i medici. Il ciclone è passato soprattutto lì. «Ma da soli i medici non garantiscono tutte queste preferenze».


Sorriso timido, camicia spesso aperta sul torace, occhiali che non passano inosservati. è una vita che se ne sta sulla difensiva per via della solita etichetta. Emilio, il "figlio di". «Sono abituato. Già dai tempi del liceo». Figurarsi i maligni all'università, ovviamente medicina, quando Emilio riempiva di bei voti il libretto degli esami, fino alla laurea con una tesi in radiologia. Centodieci e lode, plauso e dignità di stampa. Medico, lui figlio di un medico. Politico, lui figlio di un assessore. «Ho cominciato a 15 anni, mio padre non voleva». Sempre la stessa area. «Il primo voto? Nel '99». La Margherita non esisteva. «Per chi votai non lo ricordo. Giuro. Comunque in ambito democristiano. Non mi sono mai spostato di un passo dal centro». Dritto. Fino alle comunali. «Questa candidatura è stata una decisione delicata. Un lungo ragionamento con il partito». Il partito, la Margherita, con quel vecchio sogno del 15 per cento. Un mese e mezzo fa era invece inchiodato al 9.8 delle politiche, e dunque bisognoso di un nuovo serbatoio.
Un partito dove però qualche equilibrio vacilla proprio per queste 7.457 preferenze raccolte all'esordio dal golden boy che ama le automobili di grossa cilindrata e le partite di calcio. «Quelle le amavo. Ora non più. La porcheria che sta venendo fuori mi ha deluso. Io, il Mondiale non lo guardo». Radici irpine, vive a Napoli solo da poco. «Ho lasciato Portici. Ho preso casa a piazza Mazzini». Un ragazzo che scatena un piccolo terremoto a Santa Brigida, nella sede del partito. I 5 candidati messi dalla Margherita nel cappello di lista sono tutti bocciati dalle urne. Forse perché si rivolgevano allo stesso ambito dei Montemarano, l'università, quando non direttamente al pianeta medicina. Come nel caso di Rosalba Tufano (ex assessore regionale alla Sanità) o Ettore Novellino (preside di Farmacia). Vito Lupo, medico pure lui, è il primo dei non eletti. Precisa: «Per me Montemarano non è stato un problema, per altri non so». Settemila voti possono essere un problema? La direzione cittadina si pone il dilemma di come recuperare «le persone che abbiamo esposto più di altre», ammette Nino Bocchetti, coordinatore cittadino che ribadisce la sospensione dei candidati indagati per voto di scambio. Festeggiano i volti nuovi. Come Rosario Giudice: «Se c'è ricambio, c'è evoluzione». Mentre un esponente della base di Pianura alza un'accusa contro «i grandi capi che non si sono spesi in città per la campagna elettorale». Frase da interpretare, ma il pensiero vola a Nusco.

(uscito su Repubblica Napoli il 1° giugno 2006)

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